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Le ville e i giardini perduti del Laterano

Quel che resta delle ville suburbane e dei giardini

28 novembre 2019

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Giulia Grassi

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I testi di Giulia Grassi sull'area del Laterano:



Nella zona del Laterano, propaggine estrema del Celio e a ridosso dell'Esquilino, c'erano numerose ville suburbane: residenze immerse nel verde di grandi giardini, tra i ruderi e resti antichi. Il loro destino è stato simile a quello della maggior parte delle ville esquiline: essere demolite o fortemente ridimensionate nel corso delle ristrutturazioni urbanistiche successive al 1870.

Fino a quella data, quindi, questa era stata un'area molto verde e scarsamente abitata, con ampi spazi che avevano favorito grandi riunioni di massa (come la Festa di San Giovanni).

La Pianta di Roma di Giovan Battista Nolli (1748) mostra che a nord della Basilica di San Giovanni c'erano, in rapida successione da destra verso sinistra, la Vigna Falcone, Villa Astalli e Villa Giustiniani.


G.B. NOLLI, Pianta di Roma, 1748

Vigna Falcone nel Settecento era solo una piccola proprietà agricola. Nel XIX secolo verrà trasformata in una grande residenza, che prende il nome dai nuovi proprietari, Villa Wolkonsky.

L'area comprende bel 36 arcate dell'acquedotto claudio-neroniano e la nuova villa è costruita inglobando tre campate dell'acquedotto, al di là e al di qua del quale viene creato un giardino ricco di siepi e, soprattutto, roseti.

Inoltre, scavi condotti dai Wolkonsky portano alla luce antiche tombe romane (il Colombario di Tiberio Claudio Vitale e il Sepolcro dei Servilii) lungo il tracciato della via Celimontana antica, che attraversa la villa.

Il complesso, ampliato dai proprietari successivi, è sopravvissuto alle distruzioni ed è proprietà della Gran Bretagna, che lo utilizza come sede diplomatica.


L'acquedotto Claudio a Villa Wolkonsky (Kaden, 1887)

Di Villa Astalli, edificata nella seconda metà del XVII secolo per i marchesi di questa storica famiglia (attestata fin dal 1144), sopravvive solo il 'casino', con la decorazione originale comprendente targhe in stucco modellate alle finestre e busti entro clipei; dal 1916 è di proprietà di un ordine religioso (Figlie di Nostra Signora del Calvario). Invece il giardino è stato eliminato alla fine del XIX secolo, per lasciar posto ai palazzi e alle strade dell'attuale, nuovo, quartiere.

Totalmente eliminato anche il giardino, molto più vasto, di Villa Giustiniani, che si affacciava su Piazza di San Giovanni in Laterano, di fronte alla Basilica e all'obelisco, ed occupava cinque ettari di terreno, tre usati per coltivazioni agricole e due per il giardino. Di tutto il complesso rimangono solo il Casino e, non più in situ, il Portale d'accesso.



La villa prende il nome dal suo committente, il marchese Vincenzo Giustiniani, collezionista e mecenate (ad esempio, di Caravaggio), ed è stata costruita dopo il 1605. Il giardino era all'italiana, regolare e geometrico, ed era ornato da statue e fontane.

Il figlio di Vincenzo, Alessandro, aveva poi decorato la facciata del Casino con sculture antiche, secondo una moda iniziata nel Cinquecento con Villa Medici al Pincio. L'ingresso principale era su via Merulana, con un monumentale portale d'accesso che, fortunatamente, si è salvato: è stato spostato sul Celio (1931) e ora fa da ingresso a Villa Celimontana.

Portale di accesso a Villa Giustiniani in situ e come è ora a Villa Celimontana

Alla fine del XVIII secolo la villa viene acquistata dal principe Carlo Massimo, poi nel 1848 passa ai Lancellotti, che pochi decenni dopo vendono il giardino: il nuovo quartiere prende il posto delle aree verdi. Nel 1948 i padri della Delegazione di Terrasanta acquistano il Casino, che adeguano alle loro esigenze.

Nel Casino si trova un importante ciclo di affreschi realizzato per volontà del principe Massimo, che dal 1818 fece decorate le tre sale a piano terra, affacciate sul giardino, da alcuni esponenti del gruppo dei Nazareni (pittori tedeschi trasferitisi a Roma nel 1809 e chiamati così perché avevano barbe e capelli lunghi). Le sale hanno come tema la Divina Commedia (Dante), la Gerusalemme liberata (Torquato Tasso) e l'Orlando furioso (Ludovico Ariosto) e vi hanno lavorato, tra gli altri, Friederich Overbeck e Julius Schnorr von Carolsfeld.



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