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Dal Sessorium a Santa Croce in Gerusalemme

Il complesso archeologico di Santa Croce in Gerusalemme

28 novembre 2010

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Giulia Grassi

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I testi di Giulia Grassi sull'area del Laterano:



Da circa quindici anni sono in corso attività di scavo, studio e restauro in un'area archeologica tra le più ricche, e sconosciute, della città: Santa Croce in Gerusalemme. Siamo alle estreme propaggini dell'Esquilino, adiacenti alle Mura Aureliane e in prossimità del Laterano.



Molti conoscono la chiesa di Santa Croce in Gerusalemme (1), costruita dall'imperatore Costantino e legata a sua madre Elena e alle reliquie da lei portate dalla Terra Santa (in particolare, un frammento di legno della croce di Cristo). Ma la chiesa è sorta all'interno di un preesistente complesso di edifici e di giardini di grande bellezza, di cui rimangono testimonianze non sempre visibili.

Tutto comincia con l'imperatore Settimio Severo che, agli inizi del III secolo, costruisce una grande villa con giardino, gli Horti Spei Veteris, aggiungendoli alla successione di horti che erano stati costruiti nell'area esquilina a partire dall'epoca di Mecenate.

La residenza viene ampliata da Caracalla e, soprattutto, da Elagabalo (Sesto Vario Avito Bassiano), che fa completare il circo (3) ed erige un piccolo anfiteatro, però dotato di sotterranei, noto come anfiteatro castrense (2). C'era anche un grande atrio (poi trasformato nella chiesa). Si trattava di una villa a nuclei monumentali, articolati in un vasto parco e collegati tra loro da un corridoio carrabile, conosciuta anche come Horti Variani.

Quando Aureliano costruisce le mura (dal 271) taglia il complesso, lasciando fuori buona parte del circo.


Plastico di Roma Imperiale: l'anfiteatro

Invece le cosiddette Terme di Elena (6), in realtà una cisterna, facevano parte di un impianto termale pubblico sempre di epoca severiana ma collocato al di fuori degli horti. Esso è scomparso, ma la sua forma è conosciuta grazie ai disegni degli artisti rinascimentali Andrea Palladio e Antonio da Sangallo il Giovane.

Circa cento anni dopo Costantino trasforma la villa in un palazzo imperiale, alternativo a quello sul Palatino e vicino alla nuova sede papale e alla cattedrale (Basilica Salvatoris), da lui stesso volute. Il luogo, che diventa poi la residenza della madre Elena, prende un nuovo nome, Palatium Sessorianum o Sessorium (dal verbo sedeo, cioè luogo di soggiorno e riunioni). Sessorium e Laterano costituiscono, a tutti gli effetti, il nuovo polo cristiano della Roma costantiniana.

Questo palazzo era anche l'estremità di un gigantesco possedimento (praedium) imperiale sviluppato lungo la via Labicana (Casilina) e chiamato ad duas lauros: al III miglio della Labicana si trova, non a caso, il grande rudere del Mausoleo di Elena, noto popolarmente come Torre delle pignatte (da cui il toponimo della zona, Torpignattara).

Pianta del Sessorium (da M. Barbera in Aurea Roma, 2000)

In epoca costantiniana la villa è oggetto di alcuni cambiamenti, per adeguare il complesso alla importante funzione imperiale (vedi D. Colli, Il palazzo Sessoriano nell'area archeologica di Santa Croce in Gerusalemme: ultima sede imperiale a Roma?, MEFR 1996).

Vengono costruiti gli appartamenti imperiali e ampliata l'area pubblica. È di quest'epoca una grande basilica civile, un'aula rettangolare absidata destinata a funzioni di rappresentanza: il luogo dove l'imperatore concedeva la sua presenza ai sudditi. Di essa rimane un grande rudere, che gli umanisti chiamavano Tempio di Venere e Cupidine (4).

All'estremità nord-orientale del palazzo, proprio a ridosso delle Mura Aureliane, viene edificato il quartiere residenziale destinato i membri della corte (5). Due di queste abitazioni (domus), caratterizzate da pavimenti in mosaico e denominate domus dei ritratti e domus della fontana, sono state scoperte nel 1959. E altre in seguito.

Invece il circo severiano assume nuove funzioni: viene trasformato in area di servizio, di collegamento e forse di residenza della servitù della corte imperiale.


Basilica civile e domus costantiniane

Infine, l'intervento decisivo: la trasformazione di un atrio degli Horti Variani in una chiesa, quella che oggi è conosciuta come Santa Croce in Gerusalemme (1), ad opera di Costantino.

La chiesa attuale risale a un rifacimento del 1743, ma nel complesso coincide con la struttura dell'edificio originario, e quindi con l'atrio severiano (m 36.50 x 22), con l'aggiunta necessaria dell'abside (rispettivamente in nero e in giallo nella pianta, foto a). Lo spazio interno non era diviso in navate longitudinali ma in tre settori trasversali, mediante arcate su colonne binate (b); una soluzione che richiama visivamente la contemporanea Basilica di Massenzio e Costantino al Foro Romano.

La chiesa era detta Hierusalem: in un ambiente erano infatti conservate le reliquie che Elena aveva portato dal suo pellegrinaggio in Terra Santa. Solo molti secoli dopo verrà indicata come 'Santa Croce', in relazione alla reliquia più importante, un frammento della croce di Cristo.

Nel XII secolo l'interno viene modificato e diviso in navate longitudinali, mentre all'esterno si aggiungono il campanile e il portico (come nell'incisione del 1556, foto c), quest'ultimo scomparso nella ristrutturazione del 1743.





Visita guidata da Giulia Grassi per Scudit a Santa Croce in Gerusalemme (2022)
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