Ville esquiline, paradiso perduto
Le grandi ville aristocratiche dell'Esquilino: storia di una distruzione
2 dicembre 2007
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Giulia Grassi
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I testi di Giulia Grassi sull'area dell'Esquilino:
La parte orientale del colle Esquilino, oggi caratterizzata dai palazzi del grande quartiere costruito dopo il 1870, è stata per secoli il giardino di Roma: fin dalla fine del XVI secolo, infatti, gli aristocratici vi avevano costruito residenze favolose immerse nel verde.
Queste splendide ville suburbane spesso sorgevano sugli stessi luoghi dove, più di mille anni prima, i potenti romani avevano realizzato le loro ville con giardini (horti), secondo una moda inaugurata da Lucullo sul Pincio e da Mecenate proprio sull'Esquilino.
Il Giardino Caetani sorgeva sugli antichi horti maecenatis (1), Villa Magnani e la Vigna Altieri sul luogo degli horti liciniani (2), Villa Palombara (3) e parte di Villa Altieri (4) nell'area degli horti lamiani. Ma i giardini erano ancora più numerosi, come testimonia la Pianta di Roma pubblicata nel 1732 da GIOVAN BATTISTA NOLLI.
Purtroppo la maggior parte di queste ville è stata distrutta per lasciar posto al quartiere ottocentesco e solo pochi resti di quelle meraviglie sopravvivono tra i palazzi moderni. Ma lo stesso destino hanno avuto la maggior parte delle ville di Roma, abbattute nei grandi lavori urbanistici realizzati dopo il 1870 per trasformare la città in una capitale moderna: le parole di Rodolfo Lanciani e di Gabriele D'Annunzio, cronisti degli sventramenti, ne sono una testimonianza.
La vecchia città, col suo indescrivibile fascino e la sua quasi opprimente massa di memorie storiche e tradizionali, si sta vanificando sotto i nostri occhi ed una nuova capitale, sul tipo di Livorno con larghi viali, chioschi e fontane, sta sorgendo sulle rovine della vecchia. Menzionerò solo un capitolo di questi annali di distruzione: la perdita della squisita corona di ville e giardini che circondava la città e la rendeva nel mondo quasi unica nel suo genere. (RODOLFO LANCIANI)
Era il tempo in cui più torbida ferveva l'operosità dei distruttori e dei costruttori sul suolo di Roma ... Sembrava che soffiasse su Roma un vento di barbarie ... Il piccone, la cazzuola e la mala fede erano le armi. E, da una settimana all'altra ... sorgevano sulle fondamenta riempite di macerie le gabbie enormi e vacue, crivellate di buchi rettangolari, sormontate da cornicioni posticci, incrostate di stucchi obbrobriosi. (GABRIELE D'ANNUNZIO)
Le grandi ville dell'Esquilino (una quindicina) non vengono perciò risparmiate: di esse oggi sopravvive molto poco. Ad esempio, della seicentesca Villa Altieri, famosa per i suoi grandi giardini che comprendevano un bellissimo labirinto circolare, con un altissimo pino al centro (foto del 1852), restano la palazzina (utilizzata come scuola pubblica...) e una piccolissima parte del giardino.
Lato posteriore del giardini di Villa Altieri; in fondo Santa Maria Maggiore (Foto di Pompeo Molins 1852 circa)
Quanto alle ville distrutte, il caso più noto è quello di Villa Montalto-Peretti, sostituita dalla Stazione Termini. Ma lo stesso destino ha avuto anche Villa Palombara, demolita per lasciar posto all'attuale Piazza Vittorio, progettata per essere uno dei principali spazi urbani di rappresentanza di Roma capitale. Per costruirla venne demolita anche, fra terribili polemiche, la cosiddetta "casa tonda" (B nella pianta del Nolli), un sepolcro del I secolo a.C. poi trasformato in abitazione e che per quasi due millenni aveva caratterizzato il paesaggio urbano dell'Esquilino. Si salvò, invece, la fontana monumentale chiamata Trofei di Mario (A nella pianta del Nolli), ancora oggi sull'angolo nord dei giardini della piazza.
a sinistra: A.O. ANGELINI, Veduta di Villa Palombara, affresco, 1859 (Roma, Palazzo Massimo alle Colonne); a destra Villa Palombara in una mappa incisa da Giovanni Battista Falda nel 1676, di fronte alla chiesa di Sant'Eusebio e al "Castello dell'Acqua" (Trofei di Mario)
Villa Palombara era stata costruita dal marchese Oddo a partire dal 1620. All'epoca del suo successore Massimiliano, uomo molto colto, era diventata il punto di incontro degli amanti degli studi esoterici: nelle stanze della palazzina) si sono incontrati Domenico Cassini, padre Kircher e la regina Cristina di Svezia. Testimonianza di questi interessi esoterici è la cosiddetta Porta Magica, uno degli ingressi secondari della villa, decorata con iscrizioni in ebraico e latino e con simboli alchemici collegati alla cultura ermetica. È l'unico elemento sopravvissuto del complesso (è stata rimontata dietro ai Trofei di Mario).
Dall'area della villa, che sorgeva sul luogo degli antichi horti lamiani, provengono molte sculture oggi conservate nei musei romani (Capitolini, Palazzo Massimo, Vaticano): la più importante è la statua del Discobolo, copia in marmo dell'originale bronzeo dello scultore greco Mirone.
Nel 1804 la villa diventa proprietà del principe Carlo Massimo. Nel 1873 viene espropriata e distrutta.