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La chiesa di Santa Bibiana

Due maestri del Barocco: Bernini e Pietro da Cartona a Santa Bibiana

2 dicembre 2007

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Giulia Grassi

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I testi di Giulia Grassi sull'area dell'Esquilino:

    


In via Giolitti, vicinissimo a Piazza Vittorio, si può scoprire un gioiello dell'arte barocca quasi sconosciuto. È la chiesa di Santa Bibiana, poco visibile perché stretta tra i binari della Stazione Termini e quelli del tram.


Un gruppo di studenti di Scudit davanti all'ingresso di Santa Bibiana durante una visita guidata da Giulia Grassi

Non è sempre stato così. Fino alla fine del XIX secolo quest'area era poco abitata, caratterizzata da ville aristocratiche, giardini e casali di campagna, cosicché la chiesa svettava isolata tra il verde (come testimonia l'incisione di G.B. FALDA, del 1699): niente traffico, niente rumori, solo pace.



La chiesa è dedicata alla martire Bibiana, uccisa nel 363 durante la persecuzione avvenuta all'epoca dall'imperatore Giuliano l'Apostata, ed ha origini molto antiche. Secondo la leggenda è stata costruita poco dopo la morte della santa, proprio sul luogo dove era la sua casa e dove era stata uccisa (legata a una colonna e frustata a morte); ma le fonti storiche (Liber Pontificalis) dicono che è stata costruita da papa Simplicio nel 468 (in epoca romana qui si estendeva una proprietà imperiale, gli Horti Liciniani). Nel 1224 l'edificio era stato restaurato da papa Onorio III.

La chiesa attuale risale a una ristrutturazione fatta da Gian Lorenzo Bernini nel 1624 su incarico di papa Urbano VIII Barberini: Bernini aveva 26 anni, e questo è stato il suo primo lavoro da architetto.

L'artista ha rifatto completamente la facciata, mentre all'interno ha fatto poche modifiche, cosicché la chiesa conserva ancora l'aspetto medievale, con lo spazio diviso in tre navate da colonne e capitelli di recupero (presi da edifici di epoca romana).


L'interno di Santa Bibiana

Sempre Bernini ha realizzato la statua di marmo della Santa, collocata al di sopra dell'altare. Bibiana è rappresentata appoggiata alla colonna sulla quale sarà frustata e in mano ha già la palma del martirio; alza lo sguardo al cielo, e il suo viso esprime con grande serenità l'accettazione del martirio.

La vita e il martirio di Bibiana sono illustrati in una serie di affreschi dipinti sulle pareti della navata centrale: sono opera di Agostino Ciampelli (parete destra) e di un giovane Pietro da Cortona (parete sinistra). Per Pietro da Cortona è la prima committenza pubblica di rilievo, e la novità della sua pittura intensa e piena di vitalità fa apparire ormai superato lo stile del Ciampelli.


Agostino Ciampelli - affresco 1622-26, Chiesa di Santa Bibiana - Roma

Pietro da Cortona, Martirio di santa Bibiana, Roma, chiesa di Santa Bibiana

Pietro da Cortona, infatti, ha inventato uno stile pittorico travolgente, potente e fortemente espressivo, pieno di riferimenti culturali e al tempo stesso molto comunicativo: di lui si dirà che "aveva il fuoco ne' colori, la veemenza nelle mani, l'impeto nel pennello" (L. PASCOLI, 1730): uno stile destinato a un grande successo internazionale.

Vale la pena di fare una passeggiata per ammirare le opere giovanili di due artisti, Bernini e Pietro da Cortona, considerati gli "inventori" del linguaggio barocco. A due passi da Piazza Vittorio.

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