La strana storia dell'inno di Mameli
Le avventure di un canto scritto da un ventenne idealista
sì
(aggiornato nel settembre del 2023)
Strana storia quella dell'Inno Nazionale italiano.
Il testo lo ha scritto nel 1847 un ragazzo genovese di vent'anni, Goffredo Mameli. Un altro genovese, Michele Novaro, lo ha messo in musica poco dopo.
Sono gli anni del Risorgimento, il periodo in cui sotto la guida di personaggi come Garibaldi, Mazzini, Cavour, l'Italia comincia la lotta che la porterà alla sua definitiva unificazione.
Goffredo Mameli è un giovanissimo poeta e combattente (un eroe romantico?) che partecipa entusiasticamente alle battaglie di quegli anni.
Nel 1849 è a Roma, dove è nata la Repubblica Romana.
A Roma combatte al fianco di Garibaldi contro i francesi e, ferito ad una gamba, muore per la cancrena, all'età di 22 anni. Il canto di Mameli-Novaro (noto con il nome di "Fratelli d'Italia" dalle parole del primo verso) fu subito accettato dai giovani combattenti del Risorgimento come il loro Inno nazionale.
Chiaramente a noi moderni il testo sembra molto retorico e la musica sembra una marcetta non troppo solenne, specialmente se suonata da una banda militare. Ma quel testo scritto di getto, spontaneo, appassionato e composto poi da un giovanissimo combattente per la libertà, sembrava il più adatto a simboleggiare la giovane Italia rivoluzionaria.
Tuttavia i "limiti artistici" di quella composizione portarono lo stesso Mazzini, nel 1848, a chiedere a Mameli di scrivere un nuovo inno.
Michele Novato e il Libretto dell’Inno di Mameli (Due foto da Wikipedia, Pubblico dominio)
Il nuovo inno sarebbe stato musicato da Giuseppe Verdi e sarebbe dovuto diventare la "Marsigliese" della nuova Italia.
Il risultato pare che sia stato catastrofico: la più brutta musica scritta da Giuseppe Verdi e un testo assolutamente non appassionante.
Insomma, "Fratelli d'Italia" resta così il simbolo del Risorgimento italiano.
Durante il Fascismo "Fratelli d'Italia" va un po' fuori moda: i fascisti infatti preferivano cantare le loro marce.
Nel 1946, con la nascita della moderna Repubblica Italiana, si decide che "provvisoriamente" quella musica poteva essere adottata come Inno Nazionale. Provvisoriamente: perché prima di tutto si doveva trovare un'altra musica, magari più bella, adatta a rappresentare lo Stato Italiano. E qualche problema c'era anche perché il testo risorgimentale avrebbe potuto disturbare il Papa (Mameli evidentemente non aveva una grande simpatia per il Vaticano).
Ma si sa: in Italia niente è più definitivo delle cose provvisorie. E "Fratelli d'Italia" è rimasto lì per molti decenni.
L'inno si cantava e si suonava solo nelle manifestazioni ufficiali (molto ufficiali) e soprattutto prima delle partite di calcio internazionali. I partiti di destra, anche se durante il fascismo l'Inno di Mameli era stato un po' emarginato, avevano cominciato ad amarlo perché era il simbolo della Patria che per i nazionalisti è sacra. La sinistra lo amava molto meno.
Negli anni Novanta però arriva sulla scena politica italiana la Lega Nord.
Questo partito, con le sue idee di autonomia e di indipendenza dell'Italia del nord, naturalmente non può amare i simboli dell'unità d'Italia, la bandiera tricolore e l'Inno Nazionale. E il massimo della confusione arriva quando la Lega Nord va al governo insieme con Berlusconi e con la destra: insomma, nella stessa coalizione ci sono i ministri ex fascisti (che difendono fortemente la bandiera e l'Inno Nazionale) e Umberto Bossi (che dice che per lui la bandiera è solo un sostituto della carta igienica)!
Qualcuno allora (la sinistra della destra!!!) propone una soluzione per mettere d'accordo tutti: sostituire l'Inno di Mameli con il "Va' pensiero" del "Nabucco" di Giuseppe Verdi, certamente più bello musicalmente.
E la sinistra allora che fa? Fa un bel dispetto alla destra alleata della Lega e comincia a rivalutare "Fratelli d'Italia", anche se il ritmo di quella marcetta non le era mai piaciuto. Così nelle manifestazioni politiche e sindacali della sinistra succede che al posto dell'Internazionale o di Bandiera Rossa, si canta Fratelli d'Italia!
Che confusione!!!
Per fortuna Carlo Azeglio Ciampi, il Presidente della Repubblica, ha una idea geniale: affida a dei grandi musicisti, Salvatore Accardo, Giuseppe Sinopoli, Claudio Abbado, Zubin Mehta, il compito di dirigere l'Inno di Mameli. E, grazie alla bravura di questi direttori d'orchestra, l'Inno Nazionale diventa decisamente bello (mai sentita la bellissima versione di Accardo?). Sì, davvero bello.
E non è finita. Intorno all'inno nazionale le discussioni non finiscono mai!
Gianni Baget Bozzo, un consigliere del partito Forza Italia, nel 2000 propone di sostituire il testo di Mameli con un Inno a Berlusconi (Baget Bozzo ha già scritto i versi).
I giocatori della nazionale italiana, già nel 1994, ma poi anche nel 1998 e nel 2002, provocano scandalo perché non cantano l'inno prima della partita (perché non lo cantano, si domandano tutti? Non sanno le parole? Non gli piace? Vogliono essere pagati per farlo? Mah!)
Una giovane cantante rock, Elisa, fa una versione moderna di "Fratelli d'Italia". Questa versione deve diventare la sigla delle trasmissioni televisive dedicate ai mondiali del Giappone.
Scandalo! Il Ministro delle Comunicazioni (di estrema destra) dice che quella versione rock è offensiva ("Solo in Italia succedono queste cose!" grida il ministro; solo in Italia? E la versione dell'Inno Americano fatta da Jimi Hendrix con la chitarra elettrica? E l'Inno Inglese "rifatto" dai Sex Pistols?). Intanto la televisione cambia la sigla.
Basta, basta! Siamo disperati.
Lo sappiamo: "Fratelli d'Italia" non sarà forse bello come un'aria di Giuseppe Verdi. Ma una cosa è certa: in questa strana storia tutta la nostra simpatia va a Goffredo Mameli, che forse come poeta non è stato un grande (oh, ma aveva solo 20 anni!), ma come uomo era onesto, appassionato e pulito.
4 dicembre 2017: L'inno di Mameli (il nome ufficiale in realtà è "Il canto degli italiani") viene riconosciuto finalmente dallo Stato Italiano come inno nazionale.
Notarella: nel frattempo, nel 2012, una giovane politica italiana, Giorgia Meloni, fonda un suo partito politico di estrema destra e come lo chiama? "Fratelli d'Italia", naturalmente. E nel 2022 Giorgia Meloni e il suo partito vincono le elezioni e lei diventa Capo del Governo.