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Turisti non per caso nel Foro Romano

Al foro romano saltellando nel tempo

2 ottobre 2011

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Giulia Grassi

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Foro Romano, opera propria, 2024


Il foro romano è uno dei luoghi più affascinanti, e più visitati, di Roma: grandiose antiche rovine di epoca imperiale ed edifici medievali, rinascimentali e barocchi che si susseguono in uno spazio relativamente ristretto, tra l'Arco di Tito (davanti al Colosseo) e il Campidoglio. Ma quello che chiamiamo foro romano - e che per gli antichi era il forum magnum - in realtà è il risultato di una serie di trasformazioni, aggiunte, distruzioni e sovrapposizioni distribuite nel corso di quasi tre millenni. È anche, cosa molto importante, la conseguenza degli scavi archeologici moderni, iniziati saltuariamente dal 1801 e ripresi con una certa regolarità dal 1870, dopo la proclamazione di Roma a capitale del nuovo Regno d'Italia.

Quello che vediamo oggi, perciò, è un panorama urbanistico molto diverso da quello che appariva agli occhi dei visitatori ancora alla fine del XIX secolo, con un aspetto che si era definito a partire dalla fine del XVI secolo. Ma ancora più diverso doveva essere il panorama che per quasi un millennio si era presentato ai pellegrini medievali, che visitavano le chiese costruite dentro i grandi edifici romani abbandonati, tra cumuli di rovine e povere case, botteghe e fortezze baronali (come quella dei Frangipane), orti e pascoli: non più cuore politico, economico e sociale della città ma campo vaccino, destinato al mercato di bovini (vacche) e pecore. Era quanto rimaneva del formidabile complesso di templi, basiliche, archi trionfali, colonne onorarie, altari e sedi politiche (curia, rostri, comizio) realizzati nei lunghi secoli di Roma imperiale e oggi visibile solo nella realtà virtuale.

Proviamo a guardarlo saltellando qua e là, nel tempo e nello spazio...


Il foro romano dal Campidoglio (1860-1870)
  • 1. Colosseo

  • 2. Basilica di Massenzio

  • 3. Santa Maria Nova (e Tempio di Venere e Roma)

  • 4. Arco di Tito

  • 5. Horti Farnesiani sulla Domus Tiberiana (Palatino)

  • 6. Quartiere Alessandrino (oggi Via dei Fori Imperiali)

  • 7. Tempio del Divo Romolo e Santi Quattro Coronati

  • 8. San Lorenzo in Miranda nel Tempio di Antonino e Faustina

  • 9. Santa Maria Liberatrice in Campo Vaccino

  • 10. Case sulla Basilica Emilia

  • 11. Colonne del Tempio dei Dioscuri

  • 12. Santi Luca e Martina

  • 13. Sant'Adriano nella Curia

  • 14. Viale alberato (olmi)

  • 15. Basilica Iulia, parzialmente scavata

  • 16. Scavo avviato nella piazza centrale del foro

  • 17. Arco di Settimio Severo

  • 18. Tempio di Saturno

  • 19. Tempio di Vespasiano


La foto scattata dal Campidoglio, mostra il foro intorno al 1860-70, con alcune aree parzialmente scavate agli inizi del secolo (15, 16) e quindi prima degli scavi archeologici su larga scala cominciati nel 1870: di "antico romano" c'è veramente poco, rispetto a quanto è visibile oggi. La zona aveva assunto questo aspetto dalla fine del XVI secolo e, soprattutto, nel XVII secolo. Basta fare un confronto con un disegno eseguito da Lievin Cruyl tra 1660 e 1670, nel quale compaiono tutti gli elementi presenti nella foto (e qualcosa di più, poiché il punto di vista più arretrato consente la raffigurazione delle colonne superstiti dei templi alla base del Campidoglio - 18, 19 - non presenti nella foto).


La distruzione degli antichi edifici del foro era stata causata da saccheggi, terremoti e disinteresse nei secoli del medioevo. Si erano salvati gli edifici passati ad altra destinazione, in particolare quelli trasformati in chiese: la Curia, divenuta dal VII secolo diaconia di Sant'Adriano (13); il Tempio del divo Romolo, dal VI secolo diventato vestibolo della chiesa dei Santi Cosma e Damiano (7); il Tempio di Antonino e Faustina (8), trasformato nella chiesa di San Lorenzo in Miranda tra VII e VIII secolo, anche se la chiesa che vediamo oggi è una ricostruzione del 1601(con facciata terminata nel 1724) [sequenza fotografica a destra]; mentre l'arco di Tito (4) era sopravvissuto perché inglobato nelle fortificazioni medievali dei Frangipane.

I restanti monumenti finirono interrati tra cumuli di macerie, come l'arco di Settimio Severo (17); o furono completamente nascosti da nuove costruzioni, come la basilica Emilia (10); o semplicemente sparirono sotto sei/sette metri di detriti, per essere "riscoperti" nel corso del XIX secolo. Visibili, tra le costruzioni moderne, rimanevano le enormi rovine della Basilica di Massenzio (2), o le colonne isolate dei templi dei Dioscuri (11), di Vespasiano (19) e di Saturno (18), quest'ultimo letteralmente inglobato da case e botteghe.

Ma nella foto e nel disegno c'è anche dell'altro, non "antico romano" e ormai completamente perduto. La chiesa barocca di Santa Maria Liberatrice (9), demolita nel 1900 (permettendo il ritrovamento della perduta chiesa altomedievale di Santa Maria Antiqua). Il muro di recinzione degli Horti Farnesiani (5), la villa costruita dal 1552 sul Palatino (sui resti della domus Tiberiana) che, con i suoi giardini a terrazze, "scendeva" nel campo vaccino: il muro e le strutture nel foro sono stati distrutti per permettere lo scavo archeologico dell'area. Un lungo viale fiancheggiato da due file di olmi (14), una sistemazione che risaliva al XVII secolo: qui passava il corteo trionfale della cerimonia del possesso, quando il nuovo papa prendeva possesso della città di Roma. Anch'esso è scomparso, per lasciar posto all'antica via sacra e ai ruderi di templi e archi trionfali riportati alla luce dagli archeologi.


Plastico di Roma imperiale (Roma, Museo della Civiltà Romana)

Chi si aggira oggi tra i ruderi del foro deve lavorare molto con la fantasia (e con l'aiuto di plastici tridimensionali e di disegni) per immaginare l'aspetto originario del luogo ed immergersi nell'atmosfera della Roma imperiale del IV secolo d.C. C'era molta folla, che si accalcava in spazi ristretti: il foro, infatti, nei secoli era cresciuto senza un preciso e organico piano urbanistico (come invece sarà per le ampie e regolari piazze dei fori imperiali), e in alcuni punti gli enormi edifici si addossavano gli uni agli altri.

Il medioevo nel foro non è documentato da mappe o vedute coerenti, che fanno la loro apparizione nel XVI secolo. Ma poiché queste ultime ci mostrano la situazione immediatamente precedente a quella presentata dal disegno del Cruyl, ci possono aiutare a riempire il vuoto tra il passato remoto dell'antica Roma e il passato prossimo della città barocca. Concludiamo perciò con a sinistra due vedute di Maarten van Heemskerk (1536), e a destra la pianta di Roma di Antonio Tempesta (1593).



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