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Welcome in Rome

Ironico manuale per turisti di Ennio Flaiano

14 maggio 2000

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Roberto Tartaglione

I materiali di Matdid sono scaricabili liberamente come supporto per lezioni di italiano. Ne è vietata la pubblicazione su carta o in formato digitale salvo autorizzazione.

(aggiornato settembre 2023)

Il brano è l'adattamento di un articolo di Ennio Flaiano pubblicato sull'Espresso n.31, nell'anno 1972 quando il turismo di massa cominciava a prendere d'assalto la capitale. Nell'articolo si narra prima una avventura-disavventura di una famiglia di "tipici" turisti americani a Roma; alla fine della storia, uno dei turisti protagonisti dell'avventura scrive un piccolo "manuale situazionale" ad uso dei suoi connazionali che, in futuro, decideranno di passare le vacanze in Italia. 

 

In treno:

"Signore, vuol togliere i suoi piedi, le sue mani, la sua testa, la sua valigia, dalle mie gambe, dalla mia pancia, dalle mie costole, dalla mia gola?"

In albergo:

"Questa camera, questa stanza, questa singola, questa matrimoniale è piccola, stretta, buia, e dà, guarda, affaccia, su un cortile, un vicolo, e ha il bagno guasto, rotto, in riparazione, inservibile"

Al museo:

"Non sto chiedendo una guida, un opuscolo, una monografia, un atlante, una riproduzione, una cartolina, una copia del celebre quadro. Sto soltanto cercando di vedere, visitare, percorrere il museo, la galleria, la pinacoteca, la gipsoteca"

A passeggio:

"Mi dispiace, signor mendicante, non ho denaro spicciolo, moneta spicciola, soldi spicci, pezzi da cinque, da dieci, da cinquanta, da un euro, ma solo carta di credito e banconote, carta moneta, biglietti di stato da cinquanta, da cento e da duecento euro"

Al ristorante:

"Cameriere, vuol dire, raccomandare, chiedere al suonatore di violino, di chitarra, di mandolino, di fisarmonica di non mettermi l'archetto, il braccio, il gomito, le mani, lo strumento nel piatto?"

"Cameriere, nella minestra, nell'arrosto, nel contorno c'era un capello, una ciocca di capelli, una parrucca, bionda, bruna, castana, rossa"

A teatro:

"Signore, ciò che lei sta dicendo, fischiando, canticchiando, raccontando mi impedisce di godere, di ascoltare, di sentire, la musica, la commedia, la farsa, il balletto, la rivista, il duetto, la romanza"

All'ufficio postale:

"No, signor ufficiale postale, non voglio collezionare, possedere, acquistare, comprare biglietti della lotteria, calendari, francobolli di beneficenza, ma inviare, spedire, mandare un telegramma, una raccomandata, un vaglia, un'assicurata"

Alla polizia:

"No, signor Commissario, c'è un equivoco (un qui-pro-quo, un malinteso). Io non sono il falsario (il ladro, il truffatore, il conducente) ma il derubato, l'ingannato, il truffato, il passeggero, il turista" 



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