Due parole su Ennio Flaiano
Ritratto di un autore con la lingua tagliente
28 novembre 2004
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Roberto Tartaglione
No
Ennio Flaiano è forse oggi uno degli scrittori più citati per le sue battute, per le sue frasi celebri e per i suoi aforismi. Fra quelli indimenticabili (anche se molti oggi sono un po' datati e accusabili di sessismo):
- Non posso prendere impegni superiori alle mie debolezze
- Stavo con i piedi fortemente poggiati sulle nuvole
- Amore? Forse col tempo, conoscendoci peggio
- Io comunista? Non posso permettermelo. Non ho i mezzi
- L'insuccesso mi ha dato alla testa
- Chi rifiuta il sogno, deve masturbarsi con la realtà
- Oggi il cretino è sempre più specializzato
- I grandi amori si annunciano in un modo preciso, appena la vedi dici: chi è questa stronza?
- Oggi anche gli ultimi imbecilli impiegano il tempo libero
- Se lei si spiega con un esempio non capisco più nulla
- In amore bisogna essere senza scrupoli, non rispettare nessuno. All'occorrenza essere capaci di andare a letto con la propria moglie
- Gli italiani sono sempre pronti a correre in soccorso dei vincitori
- Gli uomini credono di sposare la propria fidanzata, poi si accorgono di aver sposato la moglie
- Se temete la solitudine non sposatevi
- Il peggio che può capitare a un genio è di essere compreso
- È un cretino illuminato da lampi di imbecillità
- Il traffico ha reso impossibile l'adulterio nelle ore di punta
- Spesso la donna italiana è cuoca in salotto, puttana in cucina e signora a letto
- L'italiano è mosso da un bisogno sfrenato d'ingiustizia
- Fra 30 anni l'Italia sarà non come l'avranno fatta i governi, ma come l'avrà fatta la televisione
Flaiano è nato nel 1910 a Pescara ed è morto a Roma nel 1972. Ha lavorato come giornalista e critico cinematografico e teatrale per il settimanale "Oggi", collaborando anche a "Documento", "Cine Illustrato", "Mediterraneo", "Star", "Domenica", "Il Mondo", "L'Europeo", "La Voce Repubblicana", "Il Corriere della Sera". Dal 1942 comincia la sua attività di sceneggiatore con "Pastor Angelicus" di Romolo Marcellini.
Nel 1947 pubblica il romanzo "Tempo di uccidere", vincitore del Premio Strega: nel 1989 Giuliano Montaldo girerà un film tratto da questo libro.
È autore di una enorme quantità di soggetti e sceneggiature (ha collaborato alla realizzazione di una sessantina di film) e con registi come Michelangelo Antonioni, Federico Fellini, Roberto Rossellini, Luciano Emmer, Alessandro Blasetti.
Fra i film più noti:
"Roma città libera" (1948)
"Guardie e ladri" (1951)
"La romana" (1954)
"Peccato che sia una canaglia" (1955)
"La notte" (1961)
"Fantasmi a Roma" (1961)
"La decima vittima" (1965)
"La cagna" (1972)
Grande influenza è poi quella di Flaiano su Federico Fellini con cui ha lavorato in numerosissimi film:
"Lo sceicco bianco" (1952)
"I vitelloni" (1953)
"La strada" (1954)
"Il bidone" (1955)
"Le notti di Cabiria" (1957)
"La dolce vita" (1960)
"Otto e mezzo" (1963)
"Giulietta degli Spiriti" (1965)
Ennio Flaiano stringe la mano ad Anita Ekberg, sotto lo sguardo di Federico Fellini, durante una pausa delle riprese della Dolce vita (1959)
Tra le sue pubblicazioni "Diario notturno" (1956), "Una e una notte" (1959), "Il gioco e il massacro" (1970, Premio Campiello), i 5 testi teatrali di "Un marziano a Roma e altre farse" (1971) e "Le ombre bianche" (1972).
Molta della sua produzione è raccolta in "Opere. Scritti postumi" ed "Opere 1947-1972" della collana Classici Bompiani (1988 e 1990).