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La canzone italiana (1): gli anni d'oro

Canzoni degli anni Sessanta

1 febbraio 2024

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Roberto Tartaglione

I materiali di Matdid sono scaricabili liberamente come supporto per lezioni di italiano. Ne è vietata la pubblicazione su carta o in formato digitale salvo autorizzazione.

La canzone italiana, giustamente o ingiustamente famosa anche all’estero, ha avuto in Italia una certa importanza non solo "musicale", ma anche linguistica. Ancora negli anni Cinquanta il numero di italiani esclusivamente dialettofoni era molto alto e solo dieci/venti anni dopo tutti, o quasi tutti, sapevano parlare (bene o male) in italiano: questo è dovuto certamente alla scuola diventata di massa; certamente alla televisione entrata in tutte le case; ma anche alle canzoni canticchiate dalla gente, canzoni che hanno portato l'italiano sulla bocca di tutti.

Possiamo dire che fino al 1960 le canzoni erano frequentemente molto "tradizionali": non solo musicalmente, ma anche linguisticamente. I testi o erano in dialetto o, quelli in italiano, sembravano quasi presi dai libretti dell'opera dell'Ottocento.



Negli anni Sessanta arrivano i giovani, gli "urlatori", i “rivoluzionari”. Il cantante diventa una persona di spettacolo, i ritmi si fanno più moderni, i testi dei brani cominciano piano piano a essere in un italiano più vicino a quello parlato, le canzoni si diffondono attraverso i jukebox, si ballano sulle spiagge, e entrano in casa grazie al giradischi ormai diffusissimo. La canzone "Volare" (Nel blu dipinto di blu) di Domenico Modugno presentata al Festival di Sanremo nel 1958 è considerata la mamma delle canzoni moderne: un ritmo facile ma coinvolgente, un testo originale (ma in italiano moderno e non in dialetto o in italiano ottocentesco), l'interprete ha una grande presenza scenica. Una rivoluzione. La nuova generazione di giovani cantanti viene ben raffigurata nel film “Urlatori alla sbarra” (di Lucio Fulci) nel 1960: un film dove fra i protagonisti troviamo anche i giovanissimi Adriano Celentano e Mina, che saranno poi famosi per tutti i sessanta anni successivi, e altri “miti giovanili” dell’epoca: Umberto Bindi, Gianni Meccia, Joe Sentieri, i Brutos e tanti altri.



Per tutti gli anni Sessanta il mercato discografico è vivacissimo. Grazie anche a una politica intelligente delle case discografiche, le canzonette, anche le più leggere, entravano nelle orecchie e nel cuore di tutti. Del resto fra gli arrangiatori più attivi c’era un personaggio come Ennio Morricone: gli autori portavano al grande musicista le loro creazioni, lui ci metteva un qualcosa di suo e la canzonetta più semplice diventava, se non un capolavoro, certamente dignitosissima. Ecco per esempio “Abbronzatissima”, una canzone "da spiaggia" di Edoardo Vianello (1963). I più attenti troveranno facilmente i punti in cui Ennio Morricone è intervenuto!





Per tutti gli anni Sessanta il mercato discografico propone continuamente nuove canzoni e nuovi cantanti: interpreti giovanissimi come Gianni Morandi e Rita Pavone adatti a un pubblico di adolescenti, cantanti melodici ma sempre giovani come Gigliola Cinquetti che a soli 17 anni vince l'Eurofestival del 1964 con la canzone "Non ho l'età". E poi i "complessi" (i gruppi) come I Giganti o I Nomadi, popolari ma alla ricerca di un pubblico più sofisticato.

(Video dei Giganti, "Una ragazza in due, 1963)




*solo A me amerà: un errore di grammatica? Un "accusativo preposizionale"? Una scherzosa provocazione linguistica?

A tutto questo si deve poi aggiungere la nascita di un altro fenomeno musicale, quello dei cantautori, cioè interpreti che cantano canzoni scritte da loro stessi, con testi spesso "impegnati" che affrontano temi non soltanto d'amore, ma anche sociali e politici. Fra i primi cantautori c'è Gino Paoli e c'è Luigi Tenco, morto suicida proprio dopo aver cantato al Festival di Sanremo del 1967 la sua ultima canzone "Ciao amore".





Ma il fenomeno dei cantautori si caratterizzerà bene e consoliderà specialmente nel decennio successivo, negli anni Settanta, quando si affermeranno personaggi di grosso spessore anche poetico e letterario come Fabrizio de André o Francesco Guccini, oppure fortemente impegnati nel politico e nel sociale come Giorgio Gaber. E pure cantautori più disimpegnati politicamente ma di grandissimo successo popolare come Lucio Battisti o Claudio Baglioni.

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