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Impaginazione e nomenclature

Le parti del giornale

26 ottobre 2008

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Roberto Tartaglione

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(aggiornato novembre 2023)

 

Il formato tradizionale dei giornali italiani, dall'Ottocento fino alla fine del Novecento, era il 55x40 cm, il cosiddetto "formato lenzuolo". E anche se da un po' di anni tutti i giornali quotidiani hanno introdotto il colore, fino a relativamente poco tempo fa erano tutti in bianco e nero.

Anche nel loro apparire, insomma, i giornali quotidiani italiani volevano avere un'immagine seria e pesante, lontana dalla vistosità delle riviste scandalistiche, quasi per voler mostrare che si rivolgevano al "lettore impegnato". 

Il giornale classico si sviluppava su 9 colonne di testo; e solo per le notizie di eccezionale importanza si poteva avere un titolo "a nove colonne", grande cioè quanto tutta la larghezza del giornale. Qui sotto ne abbiamo un esempio riferito all'assassinio del giudice Falcone da parte della mafia nel 1991. "Titolo a nove colonne" era entrato nel linguaggio comune (anche in chiave ironico) per riferirsi a una notizia che merita la massima attenzione.



A partire dal giornale La Stampa, che pure mantiene il formato classico, molti hanno progressivamente cambiato la loro impaginazione dividendo le pagine in "sole" sette colonne.


La Stampa da nove a sette colonne

La vera "rivoluzione grafica" nei giornali quotidiani italiani è stata fatta però dal giornale La Repubblica che esce nel 1976 in formato tabloid, ovvero 47x32 cm.

La Repubblica si presenta subito come giornale nuovo e alternativo, nelle dimensioni certo, ma anche nel linguaggio. Naturalmente anche questo giornale nei primi anni era in bianco e nero e il colore è stato introdotto molto più tardi.

Il formato tabloid è stato ripreso poi da parecchi altri quotidiani.


La Repubblica, formato tabloid, dal bianco e nero al colore

               

Per muoversi nel lessico caratteristico della struttura di un giornale, indichiamo qui il significato di alcune parole fondamentali:


La notizia (o trafiletto) è il testo base che riferisce di un fatto, la presentazione di un avvenimento nelle sue linee essenziali: a seconda delle dimensioni si possono distinguere trafiletto (notizia brevissima), breve (notizia breve), notizia (notizia completa).

 

Il pezzo (o articolo) indica un testo più lungo, in cui la notizia viene riportata con maggiori dettagli e analizzata in modo più ricco. Esistono numerosi tipi di pezzo a seconda del modo in cui si riportano i fatti: il servizio, il reportage, l'inchiesta, l'intervista ecc.

 

Il servizio è in sostanza una notizia corredata di approfondimenti che analizzano tutta la situazione che ruota intorno all'informazione centrale.

 

Il reportage è un articolo lungo che analizza un fatto o una situazione. Non ha tanto la pretesa di riportare un'informazione nuova, quanto piuttosto di raccogliere dati per raccontare in modo ampio e dettagliato un contesto generale (un reportage sull'inquinamento in una certa città, o sulla condizione della donna in una certa nazione, per esempio).

  

L'inchiesta (la parola "inchiesta" ha del resto in sé qualcosa di poliziesco, no?) è una vera e propria indagine. Se il reportage illustra una situazione, l'inchiesta cerca di scoprire cosa c'è dietro (quanti finanziamenti prendono i giornali italiani? Chi guadagna con la crisi delle borse internazionali? A chi fa comodo l'immigrazione clandestina?). E qualche volta una inchiesta giornalistica provoca l'apertura di una inchiesta della polizia.

 

L’intervista è un articolo in cui il giornalista fa domande a un interlocutore. L'intervista è caratterizzata dal "virgolettato", cioè dalle parole autentiche pronunciate dalla persona intervistata che, per questo, sono scritte tra virgolette.


L’articolo di fondo (o semplicemente fondo) si chiama così perché normalmente occupa una colonna a sinistra sulla prima pagina del giornale e arriva fino in fondo al foglio (naturalmente le soluzioni grafiche possono anche essere diverse). Esprime la linea del giornale e se non è firmato è evidentemente del Direttore.

 

L'editoriale è come l'articolo di fondo, esprime cioè la linea del giornale. L'unica differenza dal fondo consiste nel fatto che è scritto da una "personalità autorevole" e non direttamente dal Direttore. Per questo è un articolo firmato.

 

Il corsivo (si chiama così perché i caratteri grafici sono appunto in corsivo) è un commento breve, polemico o ironico, su un fatto di attualità o su una questione all'ordine del giorno. Spesso il corsivo è e vuole essere un po' velenoso.


La rubrica è lo spazio fisso affidato ad un giornalista di prestigio. Viene pubblicata a intervalli regolari e ha un titolo che la caratterizza.


La terza pagina è lo spazio dedicato alla cultura. Oggi in realtà questo spazio non è più nella terza pagina (frequentemente è nel paginone centrale): tuttavia l'espressione "terza pagina" è così consolidata che il suo significato è ormai cristallizzato nel senso di pagina culturale, a prescindere dalla sua reale collocazione nel giornale.

 

Elzeviro è l'articolo di apertura della terza pagina, una specie di editoriale affidato a una personalità di spicco nel mondo culturale. Si chiama così dal carattere tipografico usato per la prima volta nel Seicento da stampatori olandesi che si chiamavano appunto Elzevier.

 

Coccodrillo è il pezzo scritto in memoria di un personaggio importante; viene pubblicato appena diffusa la notizia della sua morte. Si chiama così in relazione alle "lacrime di coccodrillo" (animale che "piange" dopo aver divorato la sua preda). Infatti il pezzo "in memoria di..." è normalmente già pronto nelle redazioni di tutti i giornali, specialmente se il personaggio famoso è molto vecchio. Le lacrime quindi sono in realtà molto poco spontanee.


La vignetta è l'immagine satirica affidata al disegnatore umoristico: negli ultimi anni il vignettista è diventato qualche volta una firma prestigiosa quanto e più di quella di un giornalista.

 




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