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I segnali discorsivi

Per così dire, no?

26 novembre 2023

da a2 a c2

Roberto Tartaglione

No

I materiali di Matdid sono scaricabili liberamente come supporto per lezioni di italiano. Ne è vietata la pubblicazione su carta o in formato digitale salvo autorizzazione.

I segnali discorsivi sono elementi della lingua (avverbi, congiunzioni, interiezioni, locuzioni, verbi ecc.) che hanno perso gran parte del loro significato originale per assumerne un altro di "supporto alla comunicazione": non hanno più perciò un vero senso ma, ma servono moltissimo nella comunicazione per "gestire" il rapporto con chi ci ascolta (modulando quello che diciamo, attenuando certe affermazioni, riempiendo le pause, richiamando l'attenzione o chiedendo conferma).

Con un esempio: se dobbiamo cominciare un discorso in pubblico facilmente come prima parola diciamo "allora..." Certo, nella lingua scritta forse evitiamo questo "allora", ma nel parlato, per segnalare che abbiamo intenzione di cominciare a parlare (o magari per dire elegantemente al pubblico: zitti adesso che comincio a parlare io!) questo "allora" segnala la mia "presa di parola".

Per prendere la parola

La presa di possesso del proprio turno alla parola si ottiene anche, di solito, oltre che con allora, anche con

  • bene

  • dunque

  • ecco

  • pronto? (al telefono)

  • (che sottintende: sì, siamo pronti a incominciare)

Naturalmente funzionano da segnali discorsivi anche alcune interiezioni o suoni onomatopeici come oh (nel senso di bene, ci siamo, tutto è a posto) o un mmm... come riflessione sulla situazione per valutare se è il momento di cominciare a parlare.

Per richiamare l'attenzione o chiedere conferma

Avviata la conversazione o avviato un discorso facciamo poi uso di segnali discorsivi per richiamare l'attenzione su quello che stiamo dicendo o che stiamo per dire. In questo senso funzionano molto espressioni come

  • ascolta/-i/-ate

  • guarda/-i/-ate

  • senti/-a/--ite

  • vedi/-a/-ete.

Sollecitiamo l'attenzione dell'interlocutore e chiediamo conferma della corretta comprensione di quanto si dice anche con formule come

  • capisci/-isce/-ite?

  • dico bene?

  • eh?

  • giusto?

  • mi segui/mi segue/mi seguite?

  • no?

  • non è così?

  • non è vero?

  • o no?

  • ti pare?

  • vero?

Per modulare il discorso

Un gran numero di segnali discorsivi si usa poi per modulare quanto stiamo dicendo, per attenuare le affermazioni o rafforzarle, per non essere colti in contraddizione o per giustificare enunciati un po' azzadati, per difendersi nel caso di contestazioni. A leggere questa breve lista viene da pensare a quando gli studenti fanno un esame e cercano di evitare contestazioni da parte del prof (Napoleone, diciamo, è stato un grande generale che in qualche modo ha cambiato la storia d'Europa e direi ha portato in Italia gli ideali del Risorgimento che prima potremmo dire erano ancora molto deboli)

Solo qualche esempio

  • a dir poco

  • appunto

  • certamente

  • circa

  • come dire?

  • come la volete chiamare

  • come tutti sanno

  • davvero

  • diciamo

  • direi

  • in qualche modo

  • in un certo senso

  • insomma

  • magari

  • naturalmente

  • perché no

  • per così dire

  • potremmo dire

  • praticamente

  • proprio

  • secondo me

  • se non sbaglio

  • se lei mi permette

  • se mi consente, se mi è consentito

  • se vuoi / vuole / volete

  • tanto per dire


Per riempire vuoti

Alcuni segnali discorsivi sono particolarmente adatti a riempire vuotoi, pause di riflessione, incertezze.

  • ehhh...

  • mmm...

  • comunque...

  • che dire...

  • cioè...


Per suggerire conoscenze condivise

A volte abbiamo la necessità di far vedere che non stiamo inventando niente e che quella che esponiamo è una realtà accettata, che va condivisa senza troppi discorsi. Manifestiamo questa intenzione espressiva con segnali discorsivi tipo:

  • come è noto

  • come è stato detto

  • come sai/sapete

  • è risaputo

  • sai

  • si sa

 

Naturalmente i segnali discorsivi sono ancora molti e potrebbero essere analizzati anche seguendo altre tipologie: possiamo infatti ancora aggiungere ad esempio quelli che si usano per riformulare una frase (tipo: cioè, in altre parole, voglio dire); oppure quelli che si usano come indicatori di esemplificazione (tipo: mettiamo, ad esempio, facciamo, prendiamo ecc.); o anche quelli che esprimono fatismi, ovvero dei vocativi diretti in teoria all'interlocutore (tipo: caro mio, signora mia, figlio mio ecc.)

Ma, consapevoli che sull'argomento si potrebbe aggiungere ancora molto, pensiamo che per il momento questo possa bastare, sottolineando che una caratteristica comune di tutti i segnali discorsivi è che in un discorso indiretto non possono essere riutilizzati così come sono (devono cioè èssere "illustrati" come si fa con esclamazioni o interiezioni); allo stesso modo, traducendo un testo in una lingua straniera è probabile che gran parte dei segnali discorsivi venga "tagliata" perché considerata superflua.

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