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Il giro delle Sette Chiese

Un bel modo di dire

1 marzo 2018

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Giulia Grassi

No

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Il Giro delle Sette Chiese nasce ufficialmente il giovedì grasso del 1552 per iniziativa di San Filippo Neri (1515-1595).

L'itinerario prevede di visitare, a piedi, le sette più importanti chiese della città: le quattro basiliche "patriarcali" (San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore, San Pietro in Vaticano, San Paolo fuori le mura); Santa Croce in Gerusalemme, fondata dall'imperatore Costantino e custode di preziose reliquie legate alla Passione di Cristo; San Lorenzo fuori le mura, anch'essa di origini costantiniane e dedicata al martire Lorenzo, molto venerato a Roma; San Sebastiano fuori le mura, le cui catacombe avevano ospitato per un certo periodo le spoglie degli apostoli Pietro e Paolo (il nome antico del luogo era, infatti, memoria apostolorum).

Vista la lunghezza del percorso, circa 20 chilometri, il giro richiede due giornate.

(Wikipedia, Pubblico dominio)

A dire la verità, già prima del 1552 le Sette Chiese costituivano un "gruppo" negli itinerari dei pellegrini che venivano a visitare la città (chiamati per questo romei). Probabilmente era così fin da epoca antica, ma è solo un itinerario del 1360 che, per primo, le riunisce definendole "chiese regali"; sembra però che la visita che le univa in un unico percorso fosse soprattutto una scelta individuale.

In conclusione: anche se prendendo spunto da tradizioni precedenti, San Filippo Neri ha isolato la visita alle sette basiliche e l'ha "istituzionalizzata", trasformandola in un percorso devozionale specifico e, soprattutto, collettivo, che coinvolgeva contemporaneamente grandi masse di fedeli. Perché proprio il martedì grasso? Si pensa "per creare un'alternativa alla popolazione, altrimenti presa dallo spirito selvaggio del grande Carnevale romano" (Gamrath).

È stato un papa a consacrare questo pellegrinaggio, riconoscendo il Giro delle Sette Chiese come parte fondamentale del suo progetto di rinnovamento religioso: Sisto V Peretti (1585-1590), con la bolla Egregia populi romani pietas (13 febbraio 1586). In questo documento le sette basiliche romane vengono paragonate alle sette Chiese dell'Asia citate nell'Apocalisse (Efeso, Smirne, Pergamo, Tiatira, Sardi, Filadelfia e Laodicea) e considerate il simbolo dell'unità della Chiesa. Il pellegrinaggio collettivo che le riguardava assumeva così un ruolo particolare all'interno del fitto programma di processioni e celebrazioni pubbliche stabilito dal pontefice, eventi che coinvolgevano tutta la popolazione e rafforzavano l'idea di Roma «albergo della Religione».

Al programma di rinnovamento religioso è strettamente collegato il suo piano di trasformazione urbanistica di Roma, realizzato anche grazie a un architetto di talento, Domenico Fontana (1543-1607). Un piano ambizioso, non completamente attuato ma che è stato la base per lo sviluppo successivo della città "moderna" e modello per altre capitali europee.

Il piano sistino prevede lunghe strade rettilinee che collegano le sette basiliche permettendo il transito di grandi folle nei pellegrinaggi e nelle processioni; nodo centrale dell’intero sistema è la Basilica di Santa Maria Maggiore, vicino la quale sorge la magnifica villa che Domenico Fontana aveva iniziato a costruire fin dal 1576. Le strade sfociano in ampie piazze, dei veri e propri points de vue evidenziati da antichi obelischi, che il papa fa ricollocare e che fungono da riferimento topografico (a Piazza San Pietro e San Giovanni in Laterano, all'Esquilino e a Piazza del Popolo). Analoga funzione hanno le due antiche colonne istoriate (di Traiano e di Marco Aurelio): è papa Sisto che le fa decorare con le statue di bronzo di San Pietro e San Paolo. Il papa interviene anche nei "palazzi del potere": il Quirinale, i Palazzi Vaticani, i Palazzi Lateranensi (completamente rifatti). E fa costruire l'acquedotto Felice (dal suo nome di battesimo), che porta l'acqua al Quirinale, al Viminale e all'Esquilino.



Io sono in Roma e pur non trovo Roma: tante sono le novità degli edifici, delle strade, delle piazze, delle fontane, degli acquedotti, degli obelischi, et l'altre stupende meraviglie con le quali ha Sisto, gloriosa memoria, abbellito questa vecchia rimbambita che io non ci conosco, né ci ritrovo per così dire più vestigio di quella Roma antica che io lasciai ha già dieci anni quando me ne partii (abate Angelo Grillo, 1602 ca). 

Sisto V è stato un papa straordinario che, nel suo breve pontificato (soli cinque anni), ha trasformato il volto della città.

Il grande poeta romanesco Giuseppe Gioachino Belli (1791-1863), che di papi se ne intendeva, ha scritto che fra tutti quelli che fino a quel momento avevano avuto il ruolo di vicario di Dio, non s'era mai visto un papa rugantino (bullo, strafottente), tosto (duro, deciso) e matto come papa Sisto (senza bisogno di aggiungere 'V': Sisto è solo Sisto V). E che non sarebbe arrivato in tempi brevi un altro papa che avrebbe scelto come suo nome Sisto VI... E così è stato.

Ora, da cittadina romana: non pretendo che l'attuale sindaca [Virginia Raggi, sindaca di Roma dal 2016 al 2021] si autonomini "Sista VI" e che nei cinque anni di mandato faccia magari un decimo di quello che ha fatto er papa tosto. Ce ne vorrebbero cinquanta, di anni! Ma che riesca, almeno, a riformare l'AMA o l'ATAC e a tappare un po' di buche nelle strade. Sarebbe un miracolo?

Vabbè, mi toccherà fare il giro delle Sette Chiese...


Papa Sisto

Gioachino Belli

(9 aprile 1834)

Fra ttutti quelli c’hanno avuto er posto

de vicarj de Ddio, nun z’è mmai visto

un papa rugantino, un papa tosto,

un papa matto, uguale a Ppapa Sisto.

E nun zolo è dda dí cche ddassi er pisto

a cchiunqu’omo che jj’annava accosto,

ma nnu la perdonò nneppur’a Ccristo,

e nnemmanco lo roppe d’anniscosto.

Aringrazziam’Iddio c’adesso er guasto

nun pò ssuccede ppiù cche vvienghi un fusto

d’arimette la Cchiesa in quel’incrasto.

Perché nun ce pò èsse tanto presto

un antro papa che jje pijji er gusto

de méttese pe nnome Sisto Sesto.


 

Per saperne di più:

Giro delle Sette Chiese

A. VENTUROLI, Visita alle Sette Chiese: la liturgia di San Filippo Neri, Roma 2006

• M.T. BONADONNA RUSSO, La visita alle 'Sette Chiese' attraverso i secoli, in La visita alle Sette Chiese, a cura di L. Pani Ermini, Roma 2000, pp. 5-20

• G. SACCHI, La visita alle Sette Chiese: cenni storici, 2000 (https://www.gliscritti.it/approf/luogiub/settechiese.htm)

Roma sistina

L. FINOCCHI GHERSI, Sisto V e il palazzo Colonna ai Santi Apostoli, «AFAT/Arte in Friuli Arte a Trieste», 35 (2016), pp. 15-29 (https://www.openstarts.units.it/bitstreams/f5724b7d-5377-4aad-984c-a0e42a7a9e6c/download)

R. DRAGOSEI, Il Papa & l'architetto, Roma 2015

• S. DE BLAAUW, Immagini di liturgia: Sisto V, la tradizione liturgica dei papi e le antiche basiliche di Roma, «Römisches Jahrbuch der Bibliotheca Hertziana», 33, (1999/2000(2003), pp. 259-302

Roma di Sisto V, catalogo della mostra, a cura di M. Fagiolo, M.L. Madonna, Roma 1993

• E. GUIDONI, Il piano di Sisto V: significato e conseguenza di un progetto innovativo, in L'urbanistica di Roma tra miti e progetti, Roma 1990, pp. 131-175

• H. GAMRATH, Roma sancta renovata. Studi sull'urbanistica di Roma nella seconda metà del sec. XVI con particolare riferimento al pontificato di Sisto V (1585-1590), Roma 1987

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