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Sargon e i condottieri salvati dalle acque

Origini sumere dei miti di Romolo e Mosè

30 marzo 2003

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Giulia Grassi

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I materiali di Matdid sono scaricabili liberamente come supporto per lezioni di italiano. Ne è vietata la pubblicazione su carta o in formato digitale salvo autorizzazione.

"Sono Sargon ... non ho conosciuto mio padre, mia madre era una sacerdotessa, mi ha concepito e mi ha dato alla luce in segreto. Mi ha messo in una cesta di giunchi e ha sigillato il coperchio con del bitume. Mi ha deposto sul fiume che non mi ha sommerso ma mi ha spinto fino ad Aqqi, che mi ha accolto come un figlio, mi ha allevato e ha fatti di me un frutticoltore."

Queste parole sono scolpite su una stele dedicata al grande re Sargon, fondatore della dinastia di Akkad e grande conquistatore vissuto tra il XXIV e il XXIII secolo a.C.

Si vede subito che la storia di Sargon è la radice comune delle storie, molto conosciute, di due personaggi anche loro salvati dalle acque: quella di Mosè e, soprattutto, quella di Romolo (vedi in Matdid Romolo ... e Romoletta).


Testa in bronzo di dignitario accadico (forse Sargon di Akkad o Naram-Sin), conservata al Museo nazionale di Baghdad, Wikipedia, pubblico dominio

Sargon era il figlio di una sacerdotessa, come lo era Romolo, figlio della vestale Rea Silvia: tutt'e due avevano fatto voto di castità, per questo hanno partorito i loro figli in segreto. Sia Sargon sia Romolo - ma anche Mosè, per motivi diversi - non hanno quindi conosciuto il loro padre. Tutti sono stati abbandonati su un fiume dentro una cesta resa impermeabile con il bitume.

Romolo è stato salvato dal pastore Faustolo, che gli ha insegnato il suo stesso mestiere; il Faustolo di Sargon si chiamava Aqqi. Aqqi era un contadino o forse un allevatore: anche Sargon quindi ha fatto il pastore (come del resto anche Mosè prima di tornare in Egitto per liberare il suo popolo).

Tutti e tre non conoscevano il loro vero nome. Mosè è un nome egiziano, dato dalla madre adottiva al bambino ebreo trovato nella cesta: il suo vero nome, che non sapremo mai, doveva essere un altro. Quanto a Romolo, oggi si pensa che non è il nome "Roma" a derivare da Romolo, ma è il contrario: il vero nome del fondatore della città eterna è quindi sconosciuto. Sargon (l'accadico è Sharru-kin) significa "re legittimo": è stato lo stesso re ad assumere questo nome per rendere chiara a tutti la legittimità del suo potere sulle terre conquistate, sul suo impero; anche il suo vero nome è perciò sconosciuto.

Ma c'è un altro elemento che collega ancor più direttamente Sargon e Romoloi. Nei testi sumeri si dice che il grande re di Akkad dopo numerose conquiste territoriali aveva raggiunto il Mediterraneo, dove aveva lavato le sue armi. Secondo alcuni critici il nome Sargon lo ritroviamo nel nome etrusco Tarcon, Tarconte, col significato di "alta autorità"; e quindi nel latino Tarquinius: gli ultimi tre re di Roma erano etruschi, e due si chiamavano Tarquinio (e il tutto ricorda anche il destino del nome Cesare che diventerà nelle varie lingue Keiser, Zar e Ras).

Ecco come la storia di Romolo, fondatore della città destinata ad essere il centro del più grande impero mediterraneo dell'antichità, l'impero romano, si intreccia con quella di Sargon, creatore del primo grande impero del Vicino Oriente antico.


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