125 milioni di cazzate
Una scandalosissima trasmissione di Adriano Celentano
22 aprile 2001
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Roberto Tartaglione
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Uno spettacolo messo in piedi nel 2001 da Adriano Celentano per la televisione italiana (Rai 1) ha provocato un grande scandalo prima ancora di cominciare: il titolo infatti contiene una "parolaccia". La trasmissione televisiva si chiama "125 milioni di cazzate".
La Rai, in accordo con Celentano stesso, per rispondere al mare di proteste (politiche!) sul titolo della trasmissione, ha deciso allora che il titolo poteva restare così com'era, ma la grafica doveva seguire il sistema "letterario", usare cioè dei puntini di sospensione. Il problema era: cosa censurare? Bisogna scrivere c....te, oppure ca...te, oppure ...zate? Dopo lunghe discussioni intellettuali si è deciso che il titolo doveva censurare una zeta e mezza e una A, per cui la grafica televisiva doveva essere questa:
Le annunciatrici della televisione, inoltre, venivano lasciate libere, se lo volevano, di non pronunciare interamente lo scandaloso titolo della trasmissione.
Ma la cosa più interessante però sono stati gli interventi politici su questo argomento. La destra era contraria, la sinistra taceva, il Vaticano sperava in un ripensamento, l'associazione dei genitori dice che non ci sono problemi. Come se non avessero niente di meglio da fare moltissimi personaggi hanno detto la loro opinione sul grande problema.
Riccardo De Corato, Franco Pontone e Salvatore Ragno (senatori di Alleanza Nazionale, partito di destra): "Se si ricorre alla volgarità fin dal titolo per far parlare del proprio programma, vuol dire che Celentano e la sua ben nutrita pattuglia di autori, capeggiata da Michele Serra, non hanno più idee"
Gustavo Selva, presidente dei deputati dello stesso partito: "La Rai, servizio pubblico, ha definitivamente abdicato al suo ruolo fondamentale. Con le 'cazzate' si ottiene, per di più utilizzando i soldi dei contribuenti, il risultato opposto"
Giovanni Nencioni, presidente emerito dell'Accademia della Crusca, custode della tradizione linguistica italiana: "La scelta provocatoria di Celentano non può di per se essere censurata da un punto di vista strettamente linguistico, perché si tratta di una parola a tutti gli effetti italiana e assai diffusa, anche se ancor oggi respinta da un pubblico di cultura medio alta o lontano alle cadute di gusto".
Oliviero Toscani, pubblicitario: "Finalmente il coraggio di sposare il linguaggio della gente, Rai o non Rai: era ora che si iniziasse ad avvicinare il linguaggio televisivo a quello parlato. E' assurda questa discrasia tra il modo di parlare, i termini e le espressioni usati comunemente dalla gente e il modo in cui i mezzi di informazione, e soprattutto la televisione, comunicano"
Giulio Romieri, presidente della BRW & Partners: "Per il nuovo programma di Celentano si è assistito ad una vera e propria campagna pubblicitaria, pianificata dalla a alla z, ideata e realizzata per creare aspettativa e per farne parlare. Sicuramente il titolo farà discutere, ma fa parte del personaggio: è stato studiato ad hoc"
Pippo Baudo, presentatore televisivo: "Il titolo non è che sia volgare, è soprattutto inutile. Mi ricorda i bambini che vogliono dire una parolaccia per stupire a tutti i costi e dimostrare che sono adulti. Oltretutto, non è più neanche una parolaccia...".
Giuseppe Giulietti, deputato dei Democratici di Sinistra: "È una autentica "cazzata" aprire un dibattito sul titolo di una trasmissione. Mi rendo conto che l'espressione non è oxfordiana, ma a Montecitorio ho sentito di peggio"
Fabio Mussi, capogruppo alla Camera dei Democratici di Sinistra: "L'importante è evitare di fare "cazzate" in tv. Sarebbe meglio proibire in tv le apparizioni di Bossi, che dice cose molto più gravi e pesanti"
Mario Landolfi, presidente della Commissione di Vigilanza della Rai (destra): "Celentano è Celentano e quindi non ha bisogno di stupire a tutti i costi per fare audience"
Vittorio Emiliani (consigliere Rai, di sinistra): "Celentano ha scelto per il suo titolo una delle parole più usate nel parlare quotidiano. Farne materia di scandalo è curioso"
L'Osservatorio dei diritti sui minori parla di "insulto perpetrato principalmente ai danni dei soggetti in età evolutiva" e Antonio Marziale invita la Chiesa a "ritirare la licenza di trasmettere le funzioni liturgiche su RaiUno"
Il MOIGE (Movimento italiano genitori) assolve Celentano. "Ben venga un gergo entrato nell'uso comune della gente, specie dei giovani", spiega Maria Rita Munizzi: "Siamo perplessi di questo facile e banale moralismo con cui si mette all'indice un linguaggio più deciso"
I Frati Francescani di Assisi si inseriscono nel dibattito con un detto latino: "Sapientis est mutare consilium". Tradotto: "Cambiare idea è cosa saggia". Padre Enzo Fortunato, portavoce del Sacro convento, spiega: "Ci siamo espressi in latino perché crediamo nell'intelligenza di chi è chiamato a gestire il servizio pubblico".