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Vespasiano e la tassa sulla pipì

Un imperatore che ha legato il suo nome ai gabinetti
pubblici

1 dicembre 2018

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Roberto Tartaglione

I materiali di Matdid sono scaricabili liberamente come supporto per lezioni di italiano. Ne è vietata la pubblicazione su carta o in formato digitale salvo autorizzazione.

(aggiornato giugno 2024)

Oggi si dice bagno pubblico: ma in passato (fino al 1980 circa) si diceva Vespasiano. Si chiamava così in italiano e si chiamava così anche in francese. Perché si usava il nome di un famoso imperatore romano per chiamare i bagni pubblici? La storia è questa.


Si sa: come tutti i governanti, anche l’Imperatore Vespasiano era sempre in cerca di soldi.

Ma le tasse che si pagavano a Roma erano già altissime: non si potevano aumentare ancora! Si doveva perciò inventare qualche tassa nuova (un po' come si fa oggi insomma!).

Roma antica era piena di bagni pubblici che si trovavano in ogni angolo della città.

Ostia Antica

L’urina, in quel tempo, era molto preziosa per le officine fullonicae, cioè le lavanderie. Si usava infatti per sbiancare i tessuti e per pulire i vestiti. Le lavanderie, per fare questo lavoro, avevano bisogno di ammoniaca e per questo mandavano delle persone nei bagni pubblici a raccogliere l’urina che contiene proprio l'ammoniaca.

Ecco un’ottima idea per Vespasiano! Tassare l’urina! Tutti i fullonices (i lavandai) hanno cominciato così a pagare una tassa sui bagni pubblici. E in città i bagni pubblici si cominciano a chiamare i Vespasiani.

(Non è difficile immaginarsi la scena: un antico romano che deve andare in bagno e che dice agli amici: Io vado da Vespasiano, cioè vado a portare il mio contributo economico alla cassa dell'imperatore).

Questo nome per indicare il bagno pubblico si continua a usare per duemila anni!


Da questa storia è nata poi un’altra storia.

Tito, il figlio di Vespasiano, criticava sempre il padre perché la tassa sull’urina era poco elegante e a Roma si rideva spesso per questa strana tassazione.

Un giorno però ha chiesto a Vespasiano dei soldi. L’imperatore allora ha preso un sacchetto pieno di monete e ha detto al figlio: "Vedi, Tito, vedi quanti soldi? Ma c’è un problema: vengono tutti dall’urina!"

Tito non sapeva bene se accettare o no. Vespasiano allora ha messo il naso nel sacchetto e ha detto: “Pecunia non olet” (il denaro non puzza).

Questa frase è diventata famosissima e si usa ancora oggi.

In italiano moderno ci sono molte parole che si possono usare per indicare il bagno.

Per sapere quali parole è possibile usare e quali sono più opportune vedi il testo di approfondimento Le parole per dire "quel posto".


Nota di giugno 2024

Durante i lavori di scavo dell'area del Vaticano per adeguare gli spazi al Giubileo del 2025, come sempre a Roma quando si scava, si si sono fatte scoperte eccezionali. Davanti a San Pietro, in fondo a Via della Conciliazione, in quella che si chiama Piazza Pia, praticamente sotto Castel Sant'Angelo, è venuta fuori una antica e grandissima "fullonica", lavanderia romana del II secolo. Si tratta di un'area di circa 500 metri quadrati, di cui almeno altri 30-40 ancora da 'liberare' dalla terra. "In quelle vasche della fullonica scoperta negli scavi di Piazza Pia mi piace pensare che fossero state lavate le tuniche dell'imperatore Adriano". dice il sindaco di Roma Roberto Gualtieri: una battuta che ha seria possibilità di rispondere alla verità storica, comunque. La fullonica verrà presto smontata e portata proprio nei giardini di Castel Sant'Angelo dove il pubblico avrà la possibilità di vederla.

Abbiamo fatto qualche foto nell'area dei lavori per vedere qualcosa prima che l'edificio sia trasferito.

















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