Le parole per dire "quel posto"
Tra “bagno” e “latrina”
1 dicembre 2018
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Roberto Tartaglione
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Per indicare "quel posto" ci sono molte parole. Alcune suonano più eleganti, altre più familiari e qualcuna anche un po' volgare.
Vediamo le più usate e cerchiamo di capire anche come si usano.
Toilette (alla francese) o Toilet (all'inglese)
Probabilmente questo termine è il più diffuso, almeno in situazioni "internazionali". Il "francesismo" suona sempre più elegante e in un bar, in un ristorante, quando siamo all'estero, è forse il modo più pratico per indicare "quel posto": scusi, dov'è la toilette? La pronuncia è alla francese (tualet) o all'inglese (toilet).
In realtà toilette, dal latino tela, piccola tela, indicava la stoffa su cui si sistemavano le cose da usare per l'igiene personale: pettine, spazzola, profumi, prodotti per il trucco ecc. In un secondo momento toilette è diventato l'intero mobile che conteneva questi strumenti di igiene (all'italiana la toletta), mobile riservato all'epoca esclusivamente alle donne. Del resto fare toletta ancora oggi può significare truccarsi, sistemarsi, curare in particolare viso e capelli. E del resto ancora oggi cosa dice una donna che si allontana per andare in "quel posto" se non vuole usare parole poco belle? "Vado a rifarmi il trucco"!
Bagno
Anche bagno è una parola che, teoricamente, non corrisponde (come toilette) esattamente a "quel posto": infatti si riferisce più precisamente al posto in cui ci si lava, dove appunto si fa il bagno. Ma, di nuovo, è la parola più neutra e più "inodore". Quindi se il contesto non è internazionale ma assolutamente italiano, in un bar o in un ristorante (ma anche a casa di amici per esempio), si può chiedere "Dov'è il bagno?".
Gabinetto
Strana parola gabinetto: l'origine è chiara, viene dal francese cabinet, piccola cabina. Si usava per indicare una stanza per "uso riservato", uno studio per esempio, ma anche uno spogliatoio. Ancora oggi indica l'ufficio per incontri importanti o riservati di politici, ministri, alti funzionari di Stato: il gabinetto del ministro, una riunione del gabinetto del governo ecc.
Ma oltre a questi significati di "alto livello" il termine gabinetto, riferendosi a luogo privato e riservato, da un paio di secoli è diventato anche sinonimo della stanza di una abitazione riservata ai servizi igienici. Per un certo periodo si chiamava gabinetto di decenza, proprio per non confonderlo col gabinetto del ministro. Oggi invece si dice solo gabinetto e la parola fa parte del linguaggio familiare e confidenziale (il bambino ha mal di pancia: ma va al gabinetto?). In pubblico si preferisce in genere parlare di bagno.
Naturalmente il gioco di parole quando sentiamo che il ministro è chiuso nel gabinetto è abbastanza facile.
WC (water-closet)
WC è la sigla più diffusa sulle insegne per indicare il bagno. Viene dall'inglese water-closet (stanzino dell'acqua). La sigla scritta è diffusissima, ma nessuno direbbe normalmente "Scusi dov'è il water-closet?" e non è troppo frequente neanche sentir dire "Scusi, dov'è il WC?" (pronunciato vuccì).
Ma in italiano il termine water (pronunciato vater) si usa piuttosto regolarmente per indicare la tazza del gabinetto in modo certamente molto più... chic!
Latrina
Oggi questa parola si usa quasi esclusivamente in modo figurato per indicare un luogo sporco, brutto e maleodorante: questa città sta diventando una latrina! Vive in una latrina non in un appartamento!
Usiamo però ancora questa parola per indicare i bagni pubblici degli antichi romani (si possono visitare a Roma, a Ostia Antica, a Pompei), dei grandi stanzoni dove le persone si appartavano per fare i propri bisogni, tutti insieme, uno vicino all'altro.
L'origine della parola latrina è probabilmente lavatrina (ha una relazione cioè col verbo lavare); ma c'è chi sostiente che invece venga da laterina, cioè stanza di lato, appartata, riservata.
Ritirata
Il termine ritirata è quasi sparito del tutto dal vocabolario italiano. Ma fino a cinquant'anni fa si trovavano nei luoghi pubblici le insegne che indicavano il bagno chiamandolo così (dal verbo ritirarsi, naturalmente, quindi luogo appartato dove ritirarsi). In particolare era chiamato ritirata il bagno nei vagoni dei vecchi treni ferroviari. Ma nella lingua parlata nessuno usava comunque questo termine.
Cesso
Certamente è il termine più "brutale" per chiamare il bagno.
In realtà l'origine non è per niente diversa da quella di altri nomi che indicano un luogo appartato, nascosto o riservato: viene infatti dal latino recedere/recessum che significa proprio allontanarsi, appartarsi, ritirarsi. Oggi però dire "vado al cesso" suona decisamente poco elegante. Il termine infatti ha preso una caratteristica per cui si associa a sporco, malfatto, uno schifo. E si usa moltissimo nella lingua parlata e colloquiale in frasi come: quella macchina è un cesso; che cesso di film ho visto!; oggi mi sento un cesso...; è simpatico, ma non direi che è bello... come aspetto è un po' un cesso; ho visitato quel museo credendo fosse bello, invece è un cesso.
Insomma: la parola si usa, ma è bene fare attenzione al contesto e alla situazione colloquiale.
Vespasiano
Il termine è caduto in disuso dai primi anni Ottanta del Novecento.
Per le origini vedi la lettura di Matdid Vespasiano e la tassa sulla pipì qua sopra.
Servizi (igienici)
Probabilmente è il termine più moderno per indicare "quel posto": è molto neutro, corretto, inodore - adatto a situazioni pubblice piuttosto formali. Naturalmente quando si vede un'insegna con la parola servizi viene da domandarsi di che tipo di servizi si tratta. Ma è sottinteso servizi igienici.