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Turandot razzista?

Censure anti-stereotipi

1 novembre 2024

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Roberto Tartaglione

No

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Nel 2019, a Toronto, in Canada, Ping, Pang e Pong, in "Turandot", sono stati rinominati Jim, Bob e Bill perché i nomi scelti da Puccini sembravano caricaturali e la Repubblica Popolare Cinese poteva offendersi.


Più tardi, siamo nel 2024, al Metropolitan di New York, sul sito internet che presentava l'opera, i responsabili scrivono che l'opera "è piena di contraddizioni, distorsioni e stereotipi razziali". Una nota che vuole scaricare il teatro da ogni responsabilità.


Vedi: Turandot, program note.


From its setting to its plot and, most significantly, much of its music, Turandot draws on other cultures—as Puccini had done throughout much of his career—and represents a distinct evolution from the preceding three centuries of Italian opera. Yet it is in no way authentically Chinese either. A Western projection of the East, it is rife with contradictions, distortions, and racial stereotypes—and yet is also one of the most exhilarating and impressive works ever to take the operatic stage.

Dalla sua ambientazione alla trama e, soprattutto, a gran parte della sua musica, Turandot attinge ad altre culture—come Puccini aveva fatto per gran parte della sua carriera—e rappresenta un'evoluzione distinta rispetto ai tre secoli precedenti dell'opera italiana. Tuttavia, non è in alcun modo autenticamente cinese. Proiezione occidentale dell'Oriente, è piena di contraddizioni, distorsioni e stereotipi razziali—eppure è anche una delle opere più esaltanti e impressionanti mai portate sul palcoscenico operistico.


Ma certo con le opere, se vogliamo censurare, abbiamo milioni di occasioni... Che ne dite del "sessismo" del Don Giovanni di Mozart con il suo "Madamina, il catalogo è questo"?




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