Salvatore Giuliano
Un bandito troppo "romanzato"
Sì
Salvatore Giuliano nasce a Montelepre, in Sicilia, nel 1922.
Nel 1943, a 21 anni, uccide un carabiniere: comincia così la sua storia di bandito.
L'anno dopo organizza l'evasione di suoi familiari prigionieri nel carcere di Monreale: nasce il primo nucleo della sua banda.
Nel 1945 da bandito si trasforma in "guerrigliero" separatista e diventa colonnello dell'EVIS, l'esercito per l'indipendenza della Sicilia.
In questo periodo ha anche l'appoggio degli americani. Intorno a lui nasce l'immagine di un personaggio come Robin Hood. Nel 1946 la Regione Sicilia ottiene lo Statuto Speciale e diventa "Regione Autonoma". L'esercito indipendentista si scioglie e Giuliano torna a essere "solo" un bandito.
Giuliano è però "un mito": ha molti amici importanti e sa usare bene i media. Nel 1947 rilascia anche interviste a giornalisti italiani e stranieri che lo fotografano e lo filmano. Lo Stato Italiano sembra davvero poco interessato a prenderlo.
Il 1° maggio 1947 l'azione più famosa del bandito: a Portella della Ginestra lui e i suoi uomini sparano sulla folla di manifestanti che partecipano a un comizio sindacale per i diritti dei lavoratori. Ci sono 11 morti e 27 feriti.
Perché un bandito compie un'azione così politica?
Tra il 1947 e il 1950 Giuliano compie ancora azioni criminali a sfondo politico: attacca sedi sindacali, uccide politici progressisti e qualche volta lascia dei volantini dove esorta i siciliani a tenersi lontano dal comunismo.
In queste azioni muoiono anche decine e decine di carabinieri.
Ma il bandito è ormai un personaggio scomodo per tutti, per il potere politico e anche per la mafia. Nel 1950 molti membri della banda Giuliano sono catturati proprio grazie a un accordo fra mafia e carabinieri. Nel 1950 Salvatore Giuliano è trovato morto in un cortile a Castelvetrano. I carabinieri dicono di averlo riconosciuto e di avergli sparato.
La storia sembra finita, ma in realtà comincia solo ora. Tutta la vita di Giuliano è infatti un mistero: che rapporti aveva con lo Stato Italiano? E con i Servizi Segreti americani? E con la mafia? E con le organizzazioni terroristiche neo-fasciste? E chi lo ha ucciso veramente?
Un giornalista qualche giorno dopo la sua morte scrive un famoso articolo intitolato "Di sicuro c'è soltanto che è morto". E oggi... non è più sicuro nemmeno questo.
La vicenda di Salvatore Giuliano è la prima di una lunga serie di storie criminali che continuano ancora oggi e che i giornali chiamano di solito "Misteri Italiani". In tutte queste storie il punto in comune è sempre il rapporto tra Stato, mafia, forze dell'ordine, organizzazioni terroristiche, criminalità comune e Servizi Segreti, italiani e stranieri.