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Il passato remoto

Forme, usi e verbi irregolari

18 ottobre 2023

da b1 a c1

Roberto Tartaglione

No

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Il passato remoto è un tempo verbale italiano che "spaventa" un po' gli studenti stranieri: prima di tutto perché ci sono verbi con forme irregolari di passato remoto anche un po' strane (nascere/nacqui!); poi perché nel parlato non è molto usato e quindi non si hanno troppe occasioni di sentirlo. E poi anche perché qualche volta non è facile capire bene quando si usa e che rapporto ha con il passato prossimo.

Vediamo allora qui di chiarire tutti questi aspetti. Cominciamo dalle forme.


FORME


Passato remoto dei verbi essere e avere

Come in tanti altri casi della coniugazione verbale, i verbi essere e avere hanno forme irregolari. Così nel passato remoto:



Passato remoto dei verbi regolari

I verbi in -are sono sostanzialmente regolari e quasi sempre regolari sono anche ii verbi in -ire. I verbi in -ere invece sono spesso irregolari (così come succede del resto nelle forme del participio passato).

Da notare che i verbi in -ere, anche quando sono regolari, alla prima, terza e sesta persona hanno una doppia possibilità, una (più frequente) in -etti, -ette, -ettero e un'altra (meno frequente) in -ei, -é, -erono.



I verbi irregolari in -ere e -ire

I verbi irregolari (nella stragrande maggioranza tutti verbi in -ere), nella loro irregolarità hanno un sistema di coniugazione molto... regolare. Questo significa che le forme irregolari sono sempre le stesse: la prima, la terza e la sesta persona. Per coniugare queste tre persone bisogna conoscere una radice verbale, una forma, che qualche volta è parecchio diversa dall'infinito del verbo. Se conosciamo questa radice le tre persone irregolari si coniugano sempre allo stesso modo. La seconda, quarta e quinta persona invece sono sempre regolari (si costruiscono cioè sulla "normale" base dell'infinito, o, per essepiù precisi, dell'imperfetto indicativo).

Vediamo i verbi irregolari in -are più tardi (sono pochissimi, facilissmi e meritano uno schema diverso).

Un verbo irregolare in -ere è chiedere; un verbo irregolare in -ire è venire.

Per coniugare il passato remoto di questi verbi dobbiamo conoscere "a memoria" la forma della prima persona: chiedere / chiesi; venire / venni. Con queste forme possiamo coniugare "automaticamente" tutto il passato remoto.


Insomma: come succede anche per altre lingue, quando si studiano i verbi non basta conoscere solo l'infinito (nascere, rispondere, scrivere) ma bisogna conoscere infinito (per coniugare gran parte delle forme verbali), la prima persona del passato remoto (per coniugare il passato remoto), il participio passato (per tutti i tempi composti). Diamo qui sotto il paradigma (infinito - passato remoto - participio) di 50 verbi particolarmente frequenti:

accorgersi - accorsi - accorto apprendere - appresi - appreso attendere - attesi - atteso avere - ebbi - avuto bere - bevvi - bevuto cadere - caddi - caduto chiedere - chiesi - chiesto chiudere - chiusi - chiuso conoscere - conobbi - conosciuto correre - corsi - corso crescere - crebbi - cresciuto decidere - decisi - deciso dare - diedi - dato dipendere - decisi - deciso dipingere - dipinsi - dipinto dire - dissi - detto dividere - divisi - diviso esprimere - espressi - espresso essere - fui - stato fare -feci - fatto leggere - lessi - letto mettere - misi - messo muovere - mossi - mosso nascere - nacqui - nato nascondere - nascosi - nascosto perdere - persi - perso piacere - piacqui - piaciuto piangere - piansi - pianto prendere - presi - perso ridere - risi - riso riflettere - riflessi/riflettei - riflettuto rimanere - rimasi - rimasto rispondere - risposi - risposto rompere - ruppi - rotto scendere - scesi - sceso scrivere - scrissi - scritto sapere - seppi - saputo spendere - spesi - speso stare - stetti - stato succedere - successi - successo/succeduto tenere - tenni - tenuto togliere - tolsi - tolto tradurre - tradussi - tradotto trarre - trassi - tratto uccidere - uccisi - ucciso venire venni - venuto vedere - vidi - visto vincere - vinsi - vinto vivere - vissi - vissuto volere - volli - voluto

Attenzione: i verbi bere, fare e tradurre (latino bevere, facere e traducere) hanno come radice "regolare" bev-, fac- e traduc-. Quindi il loro passato remoto è: bere: bevvi, bevesti, bevve, bevemmo, beveste, bevvero fare: feci, facesti,fece, facemmo, faceste, fecero tradurre: tradussi, traducesti, tradusse, traducemmo, traduceste, tradussero Passato remoto dei verbi in -are dare e stare

Dare e stare si caratterizzano per la presenza della vocale "e" nel passato remoto:



USI


Che differenza c'è fra passato prossimo e passato remoto? Dal punto di vista "temporale" possiamo dire che non c'è differenza: è legittimo dire infatti entrambe queste frasi:

  • i dinosauri si sono estinti 65 milioni di anni fa

  • i dinosauri si estinsero 65 milioni di anni fa

Allo stesso modo è legittimo dire anche queste altre due frasi

  • il viaggio dell'estate scorsa è stato indimenticabile

  • il viaggio dell'estate scorsa fu indimenticabile


La differenza non è dunque nella distanza temporale ma è legata a due elementi diversi: uno geografico e uno stilistico. L'elemento "geografico" è facile da illustrare: nelle parlate dell'Italia del nord il passato remoto è assente o comunque rarissimo. Nell'Italia centrale si usa con moderazione. Nel sud è abbastanza frequente. Si tratta quindi di un uso legato alla tradizione linguistica regionale e senza particolari complicazioni nel significato.

Più importante l'elemento stilistico.

Il passato remoto ha la caratteristica di dare all'azione espressa dal verbo un carattere più storico, più epico, più "distante" non tanto dal punto di vista temporale ma da quello psicologico. Per questo mentre sembra abbastanza logico dire mia nonna è nata in Corsica è altrettanto logico dire (o ancora meglio, scrivere) Napoleone nacque in Corsica.

In un romanzo, e ancora di più in una favola, il tempo passato privilegiato è il passato remoto. Scrivere che Biancaneve è andata a vivere con i Sette Nani è un'espressione che distruggerebbe il racconto perché rende vicina e reale una cosa che da noi è lontanissima: Biancaneve un giorno andò a vivere con i Sette Nani. Il passato remoto è dunque usato relativamente poco nel parlato ma certamente molto nello scritto.

Questa caratteristica di valore storico ed epico del passato remoto spiega anche perché qualche volta gli stessi italiani non ricordino qualche forma irregolare di questo tempo verbale. Tutti noi italiani infatti abbiamo letto mille volte frasi come Giuseppe Garibaldi nacque..., visse..., morì. E queste forme verbali ci sono familiari. Ma se parliamo di verbi quotidiani, che esprimono azioni assai poco epiche (friggere le patatine, cuocere un piatto di pasta)... quale sarà il passato remoto di questi verbi? Nessuno ha mai letto o sentito che Garibaldi frisse le patatine o che Napoleone cosse un piatto di pasta e quindi il passato remoto di questi due verbi, per gli italiani, è spesso difficile da ricordare o è addirittura sconosciuto. E questo non è certo un problema: assai difficilmente capiterà l'occasione di doverli usare!


opera propria
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