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Anema e core: la canzone napoletana

Origini e piccola storia di una grande tradizione

9 novembre 2003

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Roberto Tartaglione

I materiali di Matdid sono scaricabili liberamente come supporto per lezioni di italiano. Ne è vietata la pubblicazione su carta o in formato digitale salvo autorizzazione.

Tre cose furono belle in quell'anno (1839): le ferrovie, l'illuminazione a gas e Te voglio bene assaje.
(Luigi Settembrini, 1870)


La canzone napoletana ha due possibili date di nascita: il 1839 con la canzone Te voglio bene assaje oppure il 1880 con la canzone Funiculì funiculà.

Naturalmente la tradizione è molto più antica di queste date: pensate che già nel 1221 la serenata dopo il tramonto, sotto la finestra di una ragazza, era frequentissima! Così frequente che i napoletani non potevano mai dormire tranquilli. E proprio per questo l'Imperatore Federico II ha dovuto fare una legge per vietare le serenate in tutta la città.

Sicuramente però il grandissimo successo delle canzoni napoletane "moderne" - che ancora oggi tutti conoscono - è cominciato alla fine dell'Ottocento.

I motivi di questo successo sono numerosi:

  • La festa di Piedigrotta, una festa antichissima che era diventata una specie di "Festival di Sanremo", una vetrina per le nuove canzoni napoletane che venivano presentate in quella occasione al pubblico, nazionale e internazionale.

  • L'editoria musicale: ancora prima della nascita del disco, gli editori vendevano le copielle, dei fogli di carta con stampati i testi delle canzoni più popolari (di "te voglio bene assaje" ne furono stampate più di 180.000!)

  • I posteggiatori, musici più o meno colti che si esibiscono nei locali e nei luoghi di ritrovo di Napoli diffondendo le canzoni fra un pubblico sempre più vasto. I più bravi posteggiatori venivano invitati anche all'estero come intrattenitori (posteggiatore era per esempio Eduardo di Capua, l'autore di 'O sole mio).

  • La nascita dei caffè-concerto e dei primi teatri di varietà, punti di ritrovo stabili dove andare ad ascoltare musica.

  • L'alta qualità di molte canzoni napoletane, che entrano nel repertorio dei grandi cantanti lirici anche di fama internazionale, i quali le cantano nei loro concerti in Italia e all'estero e le rendono popolari come le arie più famose dell'opera e del melodramma. Fra questi cantanti Enrico Caruso è certamente il più celebre.



Enrico Caruso con sua moglie, 1915, Wikipedia, pubblico dominio

La "canzone napoletana" comprende in realtà parecchi generi diversi: la serenata naturalmente (quella che si suona la sera sotto la finestra dell'innamorata), la mandolinata (come una serenata ma con forte presenza di mandolini), la tarantella (nata da un ballo del Seicento), la tammurriata (caratterizzata dal ritmo incalzante di uno strumento che si chiama tammorra: fra le tammuriate più famose ricordiamo Tammuriata nera di E.A. Mario).

E a seconda dell'argomento ci sono barcarole (canzoni ispirate al mare), canzoni di giacca (canzoni che parlano della malavita, avventure di "guappi" vestiti appunto con giacca attillata e fazzoletto al collo), canzoni dei carcerati, canzoni di guerra ('O surdato nnammurato), canzoni dei "mestieri" (A tabaccara, A lattara, Acquaiola 'e Margellina, A levatrice, O pizzaiuolo, L'ostricaro 'e Napule, ecc.). Ci sono poi le canzoni d'occasione, quelle scritte per celebrare un avvenimento particolare (come Torna a Surriento, per esempio).

Infine, due parole sulla sceneggiata. Dopo la Prima guerra mondiale gli spettacoli musicali, per andare in scena, dovevano pagare una tassa molto alta; questo, per favorire la diffusione del teatro di prosa.

Ma, come si dice, "fatta le legge, trovato l'inganno".

Gli ingegnosi artisti napoletani scrivono allora "scene sulle canzoni", veri pezzi teatrali che ruotano intorno al testo delle canzoni. A questo punto lo spettacolo che andrà a teatro non sarà più solo uno spettacolo musicale, ma un varietà con recitazione, ballo e musica. E niente tassa.

La sceneggiata ha avuto grande fortuna in Italia e in America.

La sua caratteristica principale è quella di esagerare i sentimenti con una recitazione e una gestualità estremamente vistose. Per questo fare la sceneggiata oggi è diventato un modo di dire: un giocatore di calcio che cade in terra e sta cinque minuti a lamentarsi (anche se non si è fatto niente) oppure una persona che per un problema piccolo piccolo si agita vistosamente e coinvolge tutti nel suo dramma, ecco, per loro si può dire che "fanno la sceneggiata".

Un discorso a parte si può fare per la nuova canzone napoletana: la Nuova Compagnia di Canto Popolare, i Napoli Centrale, Eugenio e Edoardo Bennato, Teresa de Sio, Enzo Avitabile, Tony Esposito, Nino D'Angelo, Pino Daniele, gli Almamegretta e molti altri ancora fanno parte della "nuova generazione" di napoletani che usano il loro dialetto all'interno di musiche decisamente attuali.

E, ultimo ma non ultimo!, Silvio Berlusconi: in coppia con un musico di nome Apicella ha pubblicato all'inizio di novembre del 2003 un cd con dodici canzoni: il titolo è Meglio 'na canzone.


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