Il lavoro nobilita
Caino e Abele con una nota linguistica
Sì
Per chiedere a qualcuno che lavoro fa abbiamo due possibilità: un brutale "che lavoro fai?" o un elegante "di che cosa ti occupi?". La prima domanda richiede una risposta precisa: "Faccio il salumiere" o anche "Sono salumiere": bella la sfumatura nelle risposte col verbo fare o col verbo essere. Faccio dà l'impressione di un lavoro che "si deve fare", mentre sono coinvolge proprio la natura della persona. Insomma: ci fidiamo di più di uno che dice "sono professore" di un altro che dice "faccio il professore".
La seconda domanda ("di che cosa ti occupi?") permette risposte più evasive, tipo :"Mi occupo di commercio". Evidentemente in una situazione "formale" è preferibile la seconda formula: potrebbe essere imbarazzante chiedere a un ambasciatore, a un accademico in lizza per il Nobel o a un senatore (almeno quando i senatori avevano un grosso prestigio personale) "che lavoro fa?"
I primi lavori di cui si parla nella Bibbia sono quelli di Caino e Abele. Caino si occupava di agricoltura, Abele di pastorizia. Tutti e due facevano offerte al Signore ma lui sembrava preferire le bistecche alle insalate. Fatto sta che Caino il vegetariano, roso dall'invidia, uccide il fratello carnivoro, primo caso di spietata competizione nella professione.
E poi dicono che il lavoro nobilita l'uomo...
Abele e Caino sono i figli di Adamo ed Eva: il primo è pastore, il secondo agricoltore.
Le offerte di Abele sono gradite a Dio, quelle di Caino invece no.
Caino un giorno porta il fratello in campagna e, quando sono soli, lo uccide.
Il Signore domanda a Caino:
"Dov'è tuo fratello Abele?"
Caino risponde:
"Non lo so; sono forse il guardiano di mio fratello?"
Il Signore dice allora:
"Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dalla terra! Ora sarai maledetto, sarai fuggiasco per sempre e quando lavorerai la terra non ti darà più i suoi prodotti!"
Caino dice al Signore:
"Troppo grande è la mia colpa per avere il perdono. Io mi dovrò nascondere lontano da te; sarò fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere."
Ma il Signore dice:
"Chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!"
La storia di Caino e Abele è sempre molto di attualità. Si può facilmente discutere attraverso questa storia della pena di morte: nessuno ha il diritto di uccidere un essere umano, nemmeno se questo si è macchiato di un crimine orrendo. Ottimo spunto per la conversazione in classe.