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Gola

Monologo con video e note linguistiche

1 giugno 2025

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Roberto Tartaglione

No

I materiali di Matdid sono scaricabili liberamente come supporto per lezioni di italiano. Ne è vietata la pubblicazione su carta o in formato digitale salvo autorizzazione.

Mattia Torre (Roma, 10 giugno 1972 – Roma, 19 luglio 2019) è stato sceneggiatore, autore teatrale, scrittore e regista italiano. Fra le varie opere a cui ha collaborato, per il cinema e per la televisione, è particolarmente famoso per la serie cult Boris, scritta con Luca Vendruscolo e Giacomo Ciarrapico, poi adattata in Boris – Il film (2011), di cui ha condiviso la regia. Questo suo brano, interpretato dall'attore Valerio Aprea, ironizza su una delle più vistose ossessioni italiane: il cibo. Il testo è molto divertente ma richiede l'approfondimento di alcuni aspetti linguistici che, essendo molto legati alla lingua colloquiale, possono essere un po' difficili per chi ha una conoscenza solo "scolastica" dell'italiano. Per questo, dopo il testo, abbiamo inserito una lista di "note linguistiche".


Valerio Aprea interpreta il monologo di Mattia Torre "Gola"

TESTO


L’Italia è questo paese che ci passi col treno, ed è pieno di colline verdeggianti e di storia, di pianure, città d’arte e tradizioni, letteratura, poesia, dove a noi però, ecco, in sostanza, soprattutto piace mangiare. Che per misteriose ragioni che forse si legano ai ricordi della guerra, di questa guerra che a noi ci ha veramente rovinato, noi siamo questo paese a cui piace mangiare. Questo paese vitale, virile, che quando c’è da mangiare… mangia, senza troppe storie. Questo paese semplicemente mangia più di tutti gli altri paesi del pianeta. Eppure moltissimi altri paesi hanno vissuto la realtà della guerra, eppure questa fame incredibile non era mai venuta a nessuno. Mai si è saputo di un paese che per decenni dopo la guerra avesse ancora questa fame incredibile che abbiamo noi. Che il massimo da noi è quando dopo cena ti senti poco bene. Così proprio raggiungi l’apice della felicità: se hai mangiato e ti senti male vuol dire proprio che la guerra è lontana. E in queste circostanze noi siamo felici se proprio ci viene da vomitare. - Che hai, stai male? - No, sono felice. - Ma sei giallo! - Appunto. Che persino ai funerali noi ci ingozziamo. Che con la scusa che la famiglia del defunto non deve mettersi ai fornelli tutti i vicini di casa portano queste tielle enormi di pasta al forno. Con la cortese richiesta però di riportare poi la tiella. Che se in Italia a una signora non le riporti la tiella, veramente, le dai un grande dolore. Cioè se vuoi procurare dolore a una signora italiana, allora non le riportare la tiella. Che in Italia non si sa perché, c’è questo attaccamento alle tielle, che sfiora l’inverosimile. Perché quella che ti ha portato la tiella prova vergogna a chiederla indietro e per settimane sogna di rientrare in possesso della tiella e la notte se la sogna, (sogna) di sorridere, e invece poi si sveglia e la realtà è diversa, la tiella è sparita, la vita è finita, una cosa terribile che logora nervi e rapporti umani, ed è un peccato perché una tiella costa 5 Euro. Ed è tutta colpa di questa guerra che a noi ci ha rovinato. Che probabilmente, se non ci fosse stata la guerra, forse, il nostro rapporto con il cibo sarebbe stato più equilibrato come avviene in tutti i  sacrosanti paesi del pianeta dove si mangia, cosa curiosa, per placare la fame. Che noi comunque, anche con le cucine di altri paesi abbiamo tutta una particolare diffidenza. Al limite una sera possiamo provare a mangiare esotico ma, sia chiaro, non come pasto bensì come gioco, così, una botta di goliardia, come dire "vabbe’ stasera facciamo questa pazzia". E infatti sono molti a sostenere che si può mangiare sì giapponese, ma mai a stomaco vuoto. Che a noi il cibo non ce lo devono toccare! E al telegiornale, quando fa molto caldo e l’esperto dice “cercate di evitare cibi pesanti e mangiate molta frutta e verdura” e noi pensiamo: “Ma vammorìammazzato!”.

Che noi siamo, rispetto al cibo, un popolo rancoroso e violento, che anche ai buffet delle cene di beneficenza sgomitiamo, spintoniamo, col signore anziano che dice alla signora anziana “Spostati, troia!”. E lei non dice “Senta, scusi, come si permette?”, dice “No! No!”, schiumando dalla rabbia mentre spinge una signora ancora più anziana “Muori, vecchia, devi morire!”. Quante pennette conquistate a suon di cazzotti, quante tartine strappate al prossimo, quanto furore per una fetta di bresaola quando a casa abbiamo frigoriferi strapieni e dispense colme. Che a noi le cose che ci logorano non sono gli attentati, la mafia, i servizi deviati. A noi quello che ci logora è addentare un fiore di zucca fritto e non trovarci l’acciuga! Ecco una cosa che avresti voglia di andare spedito in armeria e sparare a cazzo di cane sui passanti, così, come in questi paesini che finiscono nelle pagine di cronaca perché uno senza motivo ha preso il fucile e ha sparato sulla gente. E tutti a chiedersi perché, quando il perché è di una semplicità disarmante: non ha trovato l’acciuga e ha svalvolato. Queste sono le cose che ci sfiniscono: il vino che sa di tappo, le linguine sciape, il riso scotto. Ecco i disagi che, se ripetuti, possono farci scendere in piazza: è l’Italia, è la magia, è la poesia dell’Italia, questo grande paese a forma di spuntatura di maiale.


NOTE LINGUISTICHE


che ci passi col treno - In teoria è un vero (grosso) errore di grammatica: si dice l'Italia è un paese in cui (ci) passi con il treno. Ma l'uso sbagliato di questo che è così frequente nel parlato che un autore può giocarci proprio per rendere il proprio testo vicino all'espressione orale.


però, ecco, in sostanza - Tre parole che si potrebbero perfino evitare. Eppure così rendono bene l'incertezza, la timidezza di chi sta facendo una affermazione.


Che - In questo brano tantissime frasi cominciano con questo "strano" che. Viene usato per introdurre frasi legandole in qualche modo a quelle precedenti, come per dire che stiamo parlando sempre dello stesso argomento. Si può considerarlo la conseguenza di un "vorrei anche dire che", "è anche vero che".


ricordi della guerra - Si diceva spesso, a proposito di persone che mangiavano molto, che la fame era una conseguenza della guerra quando mangiare era così difficile per mancanza di cibo.


ci ingozziamo - "Ingozzarsi" significa mangiare tanto e avidamente, mandare giù nel gozzo, nella gola, una grande quantità di cibo fino quasi a strozzarsi.


tiella - la tiella o "teglia" è un tipo di pentola bassa, rettangolare o circolare, adatta per cuocere alimenti al forno.


sacrosanti - L'aggettivo sacrosanto si usa spesso per indicare ciò che è giusto, evidente, inviolabile e noto, qualche volta con una piccola connotazione di noia per tanta normalità: va al lavoro tutti i sacrosanti giorni della settimana.


una botta di goliardia - Un colpo di allegria studentesca


vammorìammazzato! - Parolaccia molto diffusa a Roma con grado di volgarità assolutamente moderato e una connotazione sostanzialmente scherzosa. Letteralmente "vai a morire ammazzato"; corrisponde a "vai al diavolo" o "vai a quel paese".


sgomitiamo, spintoniamo - In una fila o in mezzo alla gente farsi largo con i gomiti (sgomitare) o spingendo gli altri (spintonare)


troia - Parolaccia estremamente volgare: una delle peggiori forme per definire una prostituta. In questo brano il suo valore è chiaramente comico perché non riusciamo a immaginare un anziano signore a una cena di beneficenza che chiama così una anziana signora in fila con lui davanti al buffet.


schiumando dalla rabbia - Modo di dire per indicare una rabbia grandissima, una rabbia che fa uscire la schiuma (schiumare) dalla bocca.


una cosa che avresti voglia - Ancora un che assolutamente irregolare (una cosa per cui avresti voglia di...). Anche questa volta l'autore, per rappresentare la lingua parlata fa "l'errore" così frequente dei nativi.


a cazzo di cane - Espressione volgare per dire "senza cura, senza impegno senza sistematicità": parlare a cazzo di cane, senza sapere quello che si dice.


ha svalvolato - Significa andare fuori di testa, perdere la testa (avere un corto circuito delle valvole del cervello)


a forma di spuntatura di maiale - L'Italia è nota per la sua forma di stivale. Il brano, comicamente, la definisce a forma di una specialità gastronomica, la spuntatura di maiale.

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