Gli anni di piombo
Decennio di spari e di misteri
23 novembre 2008
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Roberto Tartaglione
No
Abbiamo già scritto nella lettura "I (terribili) anni Settanta" che quel decennio è stato ricco di iniziative culturali, imprenditoriali, sociali e secondo noi rappresenta un periodo di grande progresso per l'Italia. Per questo non ci sembra giusto ricordarlo solo come decennio degli "anni di piombo" cioè anni di terrorismo e di violenze. Tuttavia certo terrorismo e violenze ci sono stati e ne diamo qui una rapida illustrazione, sottolineando però che non solo questo ha caratterizzato gli anni Settanta.
12 dicembre 1969: una bomba esplode nella Banca dell'Agricoltura di Piazza Fontana, a Milano. Diciassette morti e 88 feriti. Chi ha interesse a creare disordine e paura in Italia? Chi desidera che la gente chieda uno Stato più repressivo? Molte sono le analogie con quello che era successo in Grecia nel 1967, quando i Colonnelli avevano preso il potere con un golpe. Le indagini per trovare i colpevoli sono caotiche e contraddittorie. Finisce in carcere un anarchico, Pietro Valpreda: resterà in carcere 3 anni e poi sarà definitivamente assolto. Altre indagini seguono la "pista nera": gruppi di neofascisti che lavorano in accordo con una parte dei Servizi Segreti italiani. Si accertano responsabilità sia dei neri sia dei Servizi Segreti che hanno certamente depistato le indagini. Il processo finisce nel 2005 (!). Tutti assolti.
Interno della Banca Nazionale dell'Agricoltura subito dopo l'attentato del 12 dicembre 1969. Wikipedia pubblico dominio
8-9 dicembre 1970: l'ex comandante fascista Junio Valerio Borghese, con l'appoggio della destra, dei vertici militari, della mafia e di alcuni politici tenta un colpo di Stato. Si sospetta che l'azione fosse sponsorizzata dagli americani per impedire l'avanzata del Partito Comunista in Italia. I vertici dei Servizi Segreti, coinvolti nel colpo di Stato, sono gli stessi coinvolti nella strage di Piazza Fontana. Il golpe comunque fallisce e non se ne parla più.
Il movimento degli studenti è sempre più diviso fra destra e sinistra, neri o rossi, fascisti e comunisti. Si formano gruppi che fanno politica extraparlamentare. Alcuni di questi gruppi non rifiutano la violenza. Lo stato parla di "opposti estremismi".
15 marzo 1972: l'editore comunista Giangiacomo Feltrinelli muore per l'esplosione di una bomba che voleva piazzare sotto un traliccio vicino a Milano. Dai tempi di Piazza Fontana Feltrinelli era convinto che in Italia si stesse preparando un golpe fascista filo-americano. Era entrato in clandestinità e aveva stretti contatti con la guerriglia sudamericana di Che Guevara e con i terroristi tedeschi della Rote Armee Fraktion. Aveva anche probabilmente finanziato le Brigate Rosse, un gruppo di estrema sinistra italiano fondato nel 1970 da Renato Curcio e Alberto Franceschini, gruppo che fino a quel momento non aveva mai comunque commesso delitti. La violenza politica aumenta
17 maggio del 1972: viene ucciso il Commissario Calabresi, indicato dal giornale Lotta Continua e dai gruppi di sinistra come responsabile della morte di un anarchico di nome Pinelli. Calabresi era completamente innocente, ma alla sua morte l'intero popolo di sinistra festeggia la fine di un "servo del padrone". Nel 1997 (sì, 25 anni dopo!) sono stati condannati per il delitto Calabresi tre esponenti di Lotta Continua: Adriano Sofri, Ovidio Bompressi e Giorgio Pietrostefani. Adriano Sofri, famoso giornalista, intellettuale e scrittore si è sempre proclamato innocente.
La polizia sul luogo del delitto Calabresi. Wikipedia, pubblico dominio.
31 maggio 1972: strage di Peteano. Una telefonata anonima segnala ai Carabinieri una macchina sospetta. Tre carabinieri vanno a controllare e la macchina esplode, uccidendoli. L'attentato è compiuto da un'organizzazione neofacista, Ordine Nuovo. Ancora una volta i Servizi Segreti tentano di depistare le indagini e di attribuire la responsabilità a militanti dei gruppi di estrema sinistra.
ottobre 1973: Enrico Berlinguer, segretario del Partito Comunista Italiano, parla per la prima volta di possibilità di Compromesso Storico, una sorta di Grosse Koalition con la Democrazia Cristiana, per fronteggiare la difficile situazione italiana. Questa posizione "moderata" dei comunisti spaventa la destra (e chi ha paura di un ingresso dei comunisti al Governo) e sposta ancora più all'estrema sinistra i giovani comunisti che mai accetterebbero un accordo con la odiata Democrazia Cristiana. La lotta armata si avvicina.
1973-1974: Le Brigate Rosse di Renato Curcio, il capo storico, compiono azioni più vistose. Rapiscono un dirigente della Fiat e un magistrato di Genova. Si tratta ancora di azioni dimostrative, senza spargimento di sangue.
28 maggio 1974: strage a Piazza della Loggia, Brescia. Durante un comizio dei sindacati, fatto proprio per condannare il neofascismo, esplode una bomba. 8 morti e un centinaio di feriti. Le indagini evidenziano che i responsabili provengono da ambienti di estrema destra in collegamento con esponenti dei Servizi Segreti italiani. I colpevoli comunque non sono mai stati scoperti.
Piazza della Loggia poco dopo l'attentato. Wikipedia, pubblico dominio
17 giugno 1974: Il nucleo veneto delle Brigate Rosse uccide due militanti del Movimento Sociale Italiano (il partito di destra più vicino alle posizioni dei neofascisti). ll comitato nazionale delle BR, pur rivendicando l'azione, se ne dissocia in parte, sostenendo che il cuore della questione non è l'antifascismo, ma l'attacco allo Stato. Renato Curcio definirà l'accaduto come un "incidente di percorso non programmato". Si tratta comunque del primo fatto di sangue firmato BR, anche se il primo attentato, organizzato a livello nazionale con l'intenzione di uccidere, è del 1976.
4 agosto 1974: una bomba esplode sul treno Italicus, sulla linea Roma-Monaco di Baviera, a pochi chilometri da Bologna. 12 morti e 48 feriti. L'attentato è rivendicato da Ordine Nero, gruppo armato neofascista.
Si consolida la teoria della Strategia della Tensione: gruppi di neofascisti, pezzi deviati dello Stato (Servizi Segreti e forse qualche dipartimento militare), probabilmente protetti all'estero anche da qualche Servizio Segreto straniero, compirebbero attentati e crimini per esasperare l'opinione pubblica e sollecitare lo Stato Italiano a varare leggi speciali e repressive. Tutto per fermare l'avanzata del Partito Comunista che ha sempre più consensi.
8 settembre 1974: Renato Curcio e Alberto Franceschini, capi storici delle Brigate Rosse, sono arrestati. Curcio evade grazie all'azione di un commando guidato dalla sua compagna, Mara Cagol, nel 1975, ma il suo ruolo nelle BR diventa meno importante. Nel 1976 è di nuovo arrestato e resterà in prigione fino ai giorni nostri.
L'arresto di Renato Curcio nel 1974, Wikipedia, pubblico dominio
24 gennaio 1975: il neofascista Mario Tuti (terrorista del gruppo Fronte Rivoluzionario Nazionale) uccide a Empoli, durante una sparatoria, tre poliziotti.
13 marzo 1975: un giovane militante di destra, Sergio Ramelli, viene ucciso da militanti di Avanguardia Operaia, gruppo di estrema sinistra.
16 aprile 1975: uno studente di sinistra, Claudio Varalli, viene ucciso durante una manifestazione da militanti neofascisti del gruppo Avanguardia Nazionale.
17 aprile 1975: in una manifestazione di protesta per l'uccisione di Claudio Varalli, un giovane di sinistra, Giannino Zibecchi, è ucciso dai Carabinieri.
22 maggio 1975: la "Legge Reale" dà alla polizia poteri speciali per combattere il terrorismo. Chi sperava in una svolta autoritaria dello Stato ha una sua prima soddisfazione.
1976-1978: decine e decine i morti provocati dall' "attacco al cuore dello Stato" portato dalle Brigate Rosse. Si colpiscono forze dell'ordine, magistrati, giornalisti e tutti quelli che sono ritenuti "servi dello stato delle multinazionali".
1977 - È l'anno che nella memoria collettiva diventerà famoso quanto il 68. Ribellione generalizzata nelle università, studenti che gridano "né con lo Stato né con le brigate rosse", manifestazioni per le strade, scontri con la polizia, bombe molotov. Sparano i giovani e spara la polizia: Giorgiana Masi, pacifica studentessa del Partito Radicale, muore. Ma sono decine i morti in quell'anno.
Milano, via De Amicis, 14 maggio 1977: Giuseppe Memeo punta una pistola contro la polizia durante una manifestazione di protesta; foto di Paolo Pedrizzetti. Quest'immagine è diventata l'icona degli anni di piombo.
16 marzo 1978: Aldo Moro, Presidente della Democrazia Cristiana, sta andando in Parlamento dove deve nascere il primo Governo di Unità Nazionale. Per la prima volta il Partito Comunista non sarà all'opposizione e, anche se senza ministri, farà parte della maggioranza. Quella mattina, con una azione militare di altissimo livello, le Brigate Rosse uccidono i cinque uomini di scorta e rapiscono Aldo Moro. Lo tengono prigioniero fino al 10 maggio quando, dopo infinite trattative con lo Stato, lo uccidono.
Il rapimento e l'omicidio di Aldo Moro restano una delle pagine più misteriose della storia italiana (insieme con le stragi che facevano parte della strategia della tensione). Ancora oggi infatti restano aperti molti interrogativi. In particolare "perché" Moro è stato rapito, perché lo Stato non ha trattato quanto avrebbe potuto, perché le indagini sul suo rapimento sono state sviate proprio quando si stava per liberarlo, perché le BR lo hanno ucciso proprio mentre si cominciava a trattare, dove sono finiti i documenti relativi alla sua prigionia. I misteri sono tantissimi e sono ben illustrati nel film "Il caso Moro" (1986), di Giuseppe Ferrara.
Nasce in quegli anni la teoria del Grande Vecchio, cioè il sospetto che dietro tutti i misteri italiani ci fosse un'unica mente. Ma è solo una teoria. E resta una teoria finché non verrà alla luce un altro organismo misterioso, la Loggia P2, un ramo supersegreto della Massoneria.
Aldo Moro in una foto scattata dai brigatisti che lo hanno rapito. Wikipedia, pubblico dominio
10 agosto 1978: il Generale dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa è incaricato di dirigere tutta la lotta contro le Brigate Rosse. Ci vorrà qualche anno, ma sotto il suo comando le forze dell'ordine daranno al movimento terroristico un colpo mortale.
1979-1982: Le Brigate Rosse continuano le loro azioni violente ma in modo sempre più sanguinario e incontrollato. Arrivano a uccidere perfino un militante sindacale di Genova, Guido Rossa, inimicandosi definitivamente tutto il mondo del lavoro. E puniscono con la morte il fratello di un brigatista che ha collaborato con la giustizia: una tecnica di vendetta quasi mafiosa. Decapitate del gruppo dirigente compiono ancora attentati e omicidi, perfino in numero superiore al passato. Ma la fine è vicina e dall'82 la loro storia può considerarsi conclusa.
2 agosto 1980: non finisce però la strategia della tensione. In una sala d'aspetto della stazione di Bologna alle 10,25 esplode una bomba: 85 morti e 200 feriti.
Sono ritenuti responsabili della strage alcuni terroristi di destra, in particolare Giusva Fioravanti e Francesca Mambro. I due, che pure hanno ammesso un gran numero di delitti, hanno sempre respinto questa accusa. Anche in questo caso l'ombra dei Servizi Segreti deviati e del Grande Vecchio è pesante. Dopo l'82 stragi e misteri continuano, ma stavolta la firma sarà quella della Mafia.
Nel 1981 si scopre l'esistenza di una loggia segreta della Massoneria, la Loggia P2, guidata da Licio Gelli. La loggia sarà coinvolta in tutte le indagini sui misteri d'Italia. Qualcuno ha addirittura pensato a Licio Gelli come alla figura che potrebbe incarnare il Grande Vecchio. Ma questo è un altro discorso...