Il futuro e altri modi per esprimere il dubbio
Forme, usi e caratteristiche del futuro
29 ottobre 2023
da a2 a b2
Roberto Tartaglione
No
Forme del futuro
Il futuro non esiste. Non è un concetto filosofico. È un dato di fatto linguistico.
In italiano (come del resto anche in inglese o in tedesco) il futuro si rende con un “marcatore”, con un "elemento" linguistico che trasforma il presente indicativo.
In moltissime lingue straniere il futuro si esprime perciò con due parole (ingl: i will belive, ted: ich werde glauben). Ma anche in italiano il nostro "futuro sintetico" cioè fatto con una sola parola, è in realtà la conseguenza di una perifrasi: ho da cantare > cantare ho > canterò; ho da credere > credere ho > crederò; ho da sentire > sentire ho > sentirò.
Insomma: le forme del futuro italiano nascono da una "fusione" dell'infinito verbale con il presente del verbo avere.
Le forme del futuro del verbo essere e nelle tre coniugazioni sono perciò queste:
Attenzione: mentre i verbi in -ere e -ire mantengono nel futuro le caratteristiche vocali -e- ed -i- (crederò e dormirò), i verbi in -are hanno una evoluzione vocalica per cui le terminazioni del futuro sono caratterizzate da una -e- e non da una -a-. Quindi: parlerò, canterò e lavorerò.
La vocale -a- si mantiene solo nei verbi dare e stare:
In molti verbi nel futuro (e anche nel condizionale) si perde una vocale e abbiamo così le forme "contratte":
Funzioni e usi del futuro
Il futuro è un tempo verbale che ha molte funzioni.
1. Funzione temporale
La più naturale funzione del futuro sembrerebbe essere quella temporale: quella cioè di indicare un tempo successivo rispetto al presente di chi parla:
Passeremo insieme le prossime feste di Natale
Un giorno cambierò lavoro
Il treno arriverà alle nove
In realtà questo uso è il meno diffuso o importante in italiano perché nella grande maggioranza dei casi "l'idea futura" può essere espressa da altri elementi della frase che rendono "inutile" l'uso di questo tempo verbale.
Vieni domani a casa mia?
Il film stasera comincia alle sette e mezza
Quando finiscono le lezioni?
In tutte e tre queste frasi l'uso del tempo futuro è decisamente superfluo: "domani" e "stasera" già rendono l'idea del futuro; nella terza frase che si parli di futuro è evidentissimo dal contesto.
Ma non solo: il futuro, in quasi ogni caso, trasmette un'idea di incertezza o di aspettativa "emozionante". Con un esempio semplice:
la prossima estate vado al mare
la prossima estate andrò al mare
Queste due frasi sostanzialmente si equivalgono. Ma mentre la prima (vado) trasmette una certa idea di certezza, di "normalità" della cosa, la seconda in qualche modo sottintende un forse, se dio vuole, finalmente, era ora!, spero proprio non ci siano contrattempi ecc.
Allo stesso modo se vado a prendere una persona a casa sua, le citofono per comunicare che sono arrivato e che ho anche un po' fretta, è normale che questa persona risponda "Sì sì, scendo!" e certo non "sì sì scenderò". Nel primo caso si capisce "certo, naturalmente, subito"; nel secondo "Se dio vuole, forse, perche no".
Tutto questo introduce il discorso sul futuro di dubbio che vedremo più avanti.
2) Valore di imperativo
Il futuro può avere anche un senso di imperativo.
Ho deciso: mentre io sono in vacanza voi starete qui a lavorare!
Tu farai come dico io, capito?
Il futuro con valore di imperativo, rispetto al normale imperativo, ha anche una caratteristica di solennità. Non è un caso che i Dieci Comantamenti biblici comincino così:
Non avrai altro dio all'infuori di me
3) Valore all'interno di "segnali discorsivi"
Espressioni formulari come
ammetterai che ho ragione ad arrabbiarmi
Non ho più la macchina, ma, ti dirò, mi trovo benissimo così
La sua fidanzatina lo ha lasciato? E capirai! Non è la fine del mondo!
Questa stroria non finisce qui... vedrai
4) Uso retrospettivo (stilistico)
Il futuro, in un registro linguistico medio-alto, si usa anche per esprimere azioni future rispetto a un episodio del passato che le ha determinate. L'effetto è stilistico: porta cioè chi ascolta a "entrare nel passato e a guardare quello che succede dopo come se fosse un futuro.
La battaglia di Caporetto è stata la più grande sconfitta degli italiani durante la Prima Guerra Mondiale. Ma subito dopo gli italiani si riorganizzeranno e alla fine vinceranno la guerra.
Il Cristianesimo nasce in Palestina, ma presto si diffonderà in tutto l'Impero Romano
Roma è nata come un piccolo villaggio del Lazio ma nel corso dei secoli diventerà la capitale del più grande impero dell'antichità.
Il futuro di dubbio
Abbiamo detto che il futuro contiene in sé un certo margine di "incertezza" (del resto il futuro è "naturalmente" sempre incerto).
In italiano perciò esiste il futuro di dubbio, un tipo di futuro che non ha relazione con il tempo ma che esprime una forte incertezza personale su qualcosa.
Maria oggi non è a scuola? Sarà malata
(deve essere malata, secondo me è malata, è logico per me pensare che sia malata, perché no? mi pare una supposizione ragionevole, no?)
Non ti risponde al telefono? Mi sembra strano... non avrà cambiato numero?
(deve aver cambiato numero, secondo me ha cambiato numero, è logico pensare che abbia cambiato numero, perché no? Mi pare una supposizione ragionevole, no?)
Il “futuro di dubbio” è assai utilizzato nella lingua parlata e ricorre meno frequentemente nella lingua scritta un po’ perché quando scrivo manifesto più spesso certezze che incertezze, un po’ per un altro motivo molto più importante.
Si dice spesso che l’italiano non è una lingua tonale, cioè che il tono della voce non incide profondamente sul senso della frase. L’unico caso in cui l’italiano mostra una caratteristica di lingua tonale è quello della frase interrogativa: la differenza fra sei stanco! e sei stanco? è tutta nell’intonazione della voce che permette di far capire se la frase esprime una affermazione o un'interrogazione. Nella lingua scritta il valore tonale dell’interrogativa è reso dal punto interrogativo.
Nel caso del futuro di dubbio però una qualche componente tonale (e spesso gestuale) influisce pure molto sul senso complessivo della frase.
il treno arriverà alle 9
Questa frase, pronunciata senza enfasi particolare significa solo che il treno arriverà alle 9, cioè che questa è la realtà. Ma se la pronuncio alzando le spalle, mostrando con la faccia un serio dubbio (o magari accompagnando questa espressione con una interiezione come mah o bah) allora significa tutt'altra cosa: dicono che arriverà alle nove, sarebbe logico pensare che arrivi alle 9, perché no? Mi pare una supposizione ragionevole... ma io non sono per niente convinto.
Esprimere nello scritto queste "emozioni" è naturalmente complesso: dovrò usare qualche parolina di appoggio che sostituisca l'espressività del parlato:
Il treno arriverà alle nove, dicono
Mah, il treno arriverà alle nove, forse...
Allo stesso modo
Lui avrà vent’anni
Scritta in questo modo la frase lui avrà vent’anni è "incomprensibile". Intendo dire che domani è il suo compleanno o che secondo me lui forse ha venti anni?
Il futuro di dubbio può esprimere anche incertezza su un fatto passato (in questo caso si userà il futuro anteriore):
Ti ha risposto male? Mah, sarà stato nervoso
Ha detto che non verrà al cinema con noi? Strano... avrà cambiato idea...
Sono le due? Allora sarà uscito da scuola
Nota: altri modi per esprimere il dubbio
In italiano naturalmente abbiamo diverse possibilità per esprimere dubbi o incertezze. Ma, attenzione, queste possibilità non sempre sono equivalenti e si possono usare solo in determinati contesti.
Forse + indicativo è la possibilità più semplice Forse lui è scontento del suo lavoro
Verbo di opinione + indicativo o congiuntivo Possibilità ancora semplice Credo che lui è / sia scintento del suo lavoro
Futuro di dubbio Forte partecipazione soggettiva, spesso seguita da un ma Sarà scontento del suo lavoro (perché no? Ma guadagna benissimo e non lo capisco)
Condizionale di "potere" Il senso è "c'è la possibilità che sia così. È depresso? Potrebbe essere scontento del suo lavoro
Condizionale di "dovere"
Il senso è "è logioco pensare che" Lo trattano malissimo. Dovrebbe essere scontento del suo lavoro!
Condizionale di dissociazione Utilizzabile SOLO se la fonte della notizia incerta è citata o comunque evidente Quel film sarebbe molto bello, secondo la critica!
ATTENZIONE: il futuro di dubbio NON è ammissibile per mettere in dubbio grandi verità accettate universalmente e in cui un mio dubbio suonerebbe ridicolo.
In pratica suonerebbe strano dire:
Michelangelo sarà un grande artista ma a me non piace
La terra sarà rotonda ma secondo me ci sono motivi per pensare il contrario
Sarà vero che tutti dobbiamo morire, ma secondo me ci sono possibilità che io sia immortale
Il futuro nel discorso indiretto
Nel discorso indiretto al passato il futuro si rende con il condizionale composto (e solo in qualche caso è tollerabile l'imperfetto indicativo:
"Andrò a casa" Ha detto che sarebba andato a casa
"Ci sposeremo presto" Ha detto che si sarebbero sposati presto
"Farò un discorso importante" Ha detto che avrebbe fatto un discorso importante
Ma attenzione a interpretare correttamente le frasi dal discorso diretto: a interpretare cioè come futuri anche forme che tecnicamente future non sono:
"Domani vado in montagna" Ha detto che il giorno dopo sarebbe andato in motagna
"Devo incontrare i miei amici" Ha detto che avrebbe dovuto incontrare i suoi amici
"Voglio studiare il francese" Ha detto che avrebbe voluto studiare il francese
"Ho da lavorare tutta la settimana" Ha detto che avrebbe avuto da lavorare per tutta la settimana
E attenzione anche alle forme che tecnicamente sono future ma che esprimono invece caratteristiche non temporali (per esempio il futuro di dubbio)
"Lui avrà vent'anni, ma ne dimostra 40!" Ha detto che forse lui aveva vent'anni ma ne dimostrava 40.
"Quel film sarà bello come dicono, ma a me non è piaciuto!" Ha detto che quel film forse era bello come tutti dicevano, ma a lui non era piaciuto
Per saperne di più
LAURA BARANZINI, Le futur épistémique en français et en italien, in Id. (a cura di), Le futur dans les langues romanes, Bern, Peter Lang, 2017, pp. 299-316.
ROCCI ANDREA (2005), La modalità epistemica tra semantica e argomentazione, Milano, ISU Università Cattolica.
MONICA BERRETTA (1997), Sul futuro concessivo: riflessioni su un caso (dubbio) di degrammaticalizzazione, «Linguistica e filologia» 5, pp. 7-40.
LUCA SERIANNI (1987), Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria, con la collaborazione di A. Castelvecchi, Torino, UTET.