Carnevale nella Roma dei Papi
Quando il Carnevale di Roma era il più famoso del mondo
12 febbraio 2006
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Giulia Grassi
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(aggiornato ottobre 2023)
Per più di quattro secoli, dal 1466, Roma è la capitale mondiale del Carnevale. Da quando, cioè, papa Paolo II ha spostato lungo la via Lata (via del Corso) il palio dei cavalli che si teneva a Testaccio insieme alla corsa dei tori (abolita nel 1567). Vale a dire quella che è conosciuta come ‘corsa dei berberi’.
Corse di cavalli, corse di uomini ragazzi e donne, sfilate in maschera, carri allegorici, tornei e giostre, lanci di monete e distribuzioni di cibo: una girandola di festeggiamenti che coinvolge tutta la popolazione e richiama turisti e curiosi da mezzo mondo.
I luoghi del carnevale sono soprattutto Piazza Navona e Piazza del Popolo con il Corso, dove dal XVIII secolo si concentrano le manifestazioni più importanti. Goethe, che partecipa al Carnevale del 1788, così scrive:
Il Carnevale a Roma non è una festa data al popolo, ma una festa che il popolo dà a se stesso. Il governo non fa né preparativi né spese. Non illuminazioni, non fuochi artificiali, non processioni splendide, ma un semplice segnale che autorizza ciascuno ad essere pazzo e stravagante quanto gli pare e piace, ed annunzia che, salvo le bastonate, e le coltellate, tutto è permesso
A Carnevale, infatti, sono permesse libertà impensabili in altri periodi dell'anno, e quindi succede di tutto, cosicché
il carnevale in Roma costa ogni anno la vita a molte persone, per malattie prese o per travestimenti imprudenti, o per infiammazioni, o per stravizi" (L. de Santis, 1882)
Due sono le manifestazioni più attese: la corsa dei berberi e la festa dei moccoletti.

Théodore Géricault, Corsa dei cavalli a Roma, la mossa, 1817 ca (Wikipedia, licensed under the Creative Commons Attribution 3.0 Unported)
La corsa dei berberi è una sfrenata corsa di cavalli che partono da Piazza del Popolo, percorrono il Corso (l'antica via Lata e, prima ancora, via Flaminia) e vengono fermati in piazza Venezia. Moltissimi quadri e incisioni ci raccontano la gara, come i due quadri di come i quadri di Théodore Géricault.
La partenza (mossa) è quasi sotto l'obelisco di Piazza del Popolo: accanto ci sono un palco per la giuria e alcune tribune da dove i potenti della città possono vedere da vicino il movimentato inizio della gara; i meno fortunati si affollano sulle pendici del Pincio. I cavalli, di proprietà di ricchi aristocratici, scalciano e si impennano, trattenuti a fatica dai "barbareschi" (gli stallieri).
Quando sono lasciati liberi, i cavalli cominciano a correre lungo il Corso, aizzati dalla folla e da dolorose punte di ferro. Lungo la strada gli spettatori sono quasi impazziti: urlano, si sporgono per vedere meglio e i dragoni lungo il percorso fanno fatica a mantenere l'ordine. Alla fine, feriti e contusi non si contano.
L'arrivo (ripresa) è a Piazza Venezia, dove un gran telone sospeso rappresenta il traguardo. Anche qui c'è una grande eccitazione tra gli spettatori, molti dei quali sono in maschera.
Nel 1874, un giovane attraversa la strada e viene travolto, e ucciso, da un cavallo durante la corsa: il re Vittorio Emanuele II abolisce per sempre la manifestazione (è l'inizio del declino del carnevale romano...).
L'ultimo giorno di Carnevale, il martedì grasso, c'è la "festa dei moccoletti", anche questa riprodotta da moltissimi artisti.

P.N. Orlov, La festa dei moccoletti l’ultima notte di Carnevale, 1859 ca (Festa a Roma, I, p. 173)
Ognuno esce da casa in maschera e con un moccolo (un lumino, una fiaccola o anche una lanterna), e un fiume di luci inonda le strade, in particolare il Corso.
Funziona così: bisogna spegnere il moccoletto a una persona di sesso opposto, conservando acceso il proprio; chi ha il moccoletto spento deve togliersi la maschera. E tra la folla, protetta dalle maschere, accade di tutto: scherzi crudeli, furti, accoltellamenti, tradimenti coniugali. Insomma, un finale alla grande!
Con l'arrivo dell'alba tutto svanisce: è il Mercoledì delle Ceneri, il primo giorno della Quaresima.

Ippolito Caffi, La festa dei moccoletti, 1852 (Wikipedia, Pubblico dominio)
Per saperne di più
• V. EMILIANI, Apparati effimeri e feste nella Roma Barocca, in Il Carnevale: rito e festa tra storia e cultura, Giornata di Studi, Viareggio, Centro Congressi Principino (24 febbraio 2023)
• A. LIOTARD, Le Carnevale di Roma de Hjalmar Mörner (1820) – Un Suédois à Rome, Billet publié sur le blog "Sous les coupoles" de la bibliothèque de l’INHA le 11 septembre 2019 (https://blog.bibliotheque.inha.fr/fr/posts/le-carnevale-di-roma-de-hjalmar-morner-1820.html)
• F. LEONE, Per Johann Paul Schor pittore: il carro d'oro del principe Borghese per il carnevale di Roma del 1664, Roma 2017
• G.B. TOMASSINI, Tradizioni equestri del Carnevale romano durante il Rinascimento, Testo dell’intervento tenuto in occasione dell’History talk, che martedì 28 febbraio 2017 ha concluso la 9° edizione del Carnevale Romano, pp. 6-8, pubblicato il 3/04/2017
• R. GUARINO, Carnevale e festa civica nei ludi di Testaccio, «Roma moderna e contemporanea», 20/2 (2012), pp. 475-497, 741-742
• Carnevale romano, Catalogo della Mostra, Roma, Museo di Roma (10 febbraio – 5 aprile 2010), a cura di M. Minasi, F. Pirani, S. Tozzi, Roma 2010
• R. FAZZINI, Carnevale: festa pagana, festa cristiana, «Quaderni della Biblioteca del Convento Francescano di Dongo»,19 (2008), 53, pp. 60-71
• F. PICCININI, Il carnevale del 1656 a palazzo Pamphilij al Corso, «Bollettino della Unione Storia ed Arte», N.S. 4, (2000), pp. 53-57
• M. MORICONI, Il Corso: dal Carnevale alla festa politica, in La Festa a Roma dal Rinascimento al 1870, Catalogo della Mostra, Roma, Palazzo Venezia (23 maggio - 15 settembre 1997), a cura di M. Fagiolo, Torino 1997, I, pp. 168-181
• G. BRUGNOLI, Il carnevale e i Saturnalia, «La Ricerca folklorica», 10 (1984), pp. 49-54