Tre storie di ieri (e di oggi)
Leggende su Cincinnato, Muzio Scevola e Giulio Cesare
Sì
Le tre storielle sull'antica Roma che raccontiamo in questa pagina fanno parte del bagaglio scolastico degli italiani: Cincinnato e il suo orticello, Muzio Scevola che punisce la mano che ha sbagliato (determinando la nascita del modo di dire "mettere la mano sul fuoco"), Giulio Cesare che dice "La moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto".
Naturalmente... come non pensare ai personaggi dei giorni nostri?
Alexandre Cabanel - Musée Fabre - Cincinnatus recevant les ambassadeurs de Rome
Cincinnato e l'orticello Cincinnato è un famosissimo personaggio della storia di Roma antica. Nato probabilmente intorno all'anno 520 a.C., è conosciuto per questa leggenda.
Quando la situazione politica o militare era difficile, i romani eleggevano un "dittatore", un capo politico che per 6 mesi aveva pieni poteri per risolvere i problemi dello Stato.
Nell'anno 458 la situazione per Roma è davvero difficile: i soldati romani sono circondati dall'esercito degli Equi, tradizionali nemici, e la città di Roma è seriamente in pericolo.
Alcuni senatori allora vanno a chiamare Cincinnato, un vecchio condottiero che, lasciata la politica attiva, viveva nella sua casa di campagna. Cincinnato, che sta lavorando nel suo orticello, dopo aver sentito la richiesta dei senatori, accetta la carica di dittatore e torna con loro a Roma.
Il giorno dopo studia un piano di guerra; poi raduna un esercito e parte in direzione del campo dove i soldati romani sono in pericolo. Dopo una terribile battaglia gli Equi sono sconfitti e Cincinnato torna a Roma, festeggiato da tutti come grande eroe e come salvatore della patria.
La sua carica di dittatore doveva durare ancora 6 mesi. Ma lui, terminato il suo compito di salvare la città, lascia l'incarico e torna a coltivare il suo orticello.
Muzio Scevola e Porsenna. Dipinto di Pieter Paul Rubens
Muzio Scevola e Porsenna
Nell'anno 508 a.C. Roma, in guerra con gli etruschi, è circondata dall'esercito nemico: la città è alla fame.
Il nobile romano Muzio Scevola trova una soluzione: vuole andare di notte nel campo dei nemici e uccidere il loro capo Porsenna, sicuro che senza la sua guida gli etruschi non possono più vincere la guerra. Il Senato accetta e Muzio parte per la sua rischiosissima missione.
Durante la notte entra nel campo nemico e, quando vede che Porsenna è da solo, pugnala al cuore il suo nemico. Un attimo dopo però capisce il suo terribile errore: l'uomo che ha ucciso non è Porsenna, ma il suo scrivano!
Immediatamente i soldati etruschi catturano Muzio.
Quando il giovane romano è davanti a Porsenna (che sta per condannarlo a morte) allunga il suo braccio su un braciere e non toglie la mano dal fuoco fino a che non è completamente bruciata.
E dice: "Volevo uccidere te, Porsenna. La mia mano ha sbagliato e questa è la punizione per il suo imperdonabile errore". Porsenna, colpito e spaventato dalla determinazione dei romani, lascia allora libero Muzio Scevola e abbandona l'assedio della città.
Cesare ripudia Pompea e sposa Calpurnia, incisione del 1780 circa di Claude-Nicolas Malapeau
Cesare e la moglie
Pompea era la moglie di Giulio Cesare. Un giorno finisce in tribunale con l'accusa di aver fatto entrare il suo amante in un luogo sacro dove potevano entrare solo le donne. Dopo questa storia Cesare divorzia da lei. Al processo, in tribunale, Giulio Cesare si dichiara assolutamente sicuro dell'innocenza della donna. "Ma allora perché hai voluto divorziare da lei?" chiedono i giudici. "Perché la moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto" risponde il grande condottiero.