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Puffando puffando

Qualche nota sulla lingua puffese

1 marzo 2023

da a2 a c2

Roberto Tartaglione

I materiali di Matdid sono scaricabili liberamente come supporto per lezioni di italiano. Ne è vietata la pubblicazione su carta o in formato digitale salvo autorizzazione.

I Puffi sono stati inventati dal disegnatore belga Peyo nel 1958 e in francese si chiamano Schtroumpf. Nella traduzione italiana diventano appunto i puffi.

Caratteristica dei puffi è il loro linguaggio, studiato da Umberto Eco in un suo bell'articolo che si può leggere in Internet cliccando qui.

La lingua puffa ha una parola fondamentale: puff-. Inserita rigorosamente nel sistema grammaticale e sintattico dell'italiano, la forma puff- può essere nome e aggettivo (puffo / puffa / puffi / puffe), può essere alterata (puffetta / puffone / puffaccio), può prendere suffissi (puffoso / pufferia), diventare avverbio (puffamente) e soprattutto può essere un verbo (puffare) che si coniuga come un normale verbo regolare in -are (puffiamo / ha puffato / puffavo /pufferà / pufferei / puffando ecc.)

Ma se tutte le parole possono diventare puff-, come facciamo a capire questa lingua?

Il fatto è che i puffi sanno benissimo quali parole possono essere puffate senza creare troppi problemi di comprensione. La comprensione infatti arriva dal contesto che può essere visivo o linguistico. In pratica:

1) Se un puffo dice prendi questa puffa nessuno di noi può capire che cosa sta dicendo. Ma il contesto visivo nel fumetto è chiaro: se sta indicando una penna la puffa sarà la penna; se sta indicando una bottiglia la puffa sarà la bottiglia.

Del resto non è così anche nella "nostra" lingua? Se scrivo queste mi piacciono molto nessuno può capire cosa sto dicendo. Ma se mentre parlo chi mi ascolta mi vede davanti a un piatto di lasagne, allora il significato è chiarissimo.

Insomma: Umberto Eco sottolinea che capiamo il puffo anche perché vediamo cosa fa e che questo non è un limite del fumetto. Anzi: la lingua umana è parlata a fumetti! Il fumetto rappresenta una situazione comunicativa molto più affine a quella normale di quanto non riesca a fare un libro tutto scritto.

2) I puffi usano la lingua puffa in frasi "prefabbricate", cioè già pronunciate di frequente o standardizzate nel loro contesto. In pratica: se due puffi litigano e uno dice Io ti puffo la testa! è evidente il senso perché ti rompo la testa fa parte del nostro bagaglio linguistico consolidato.

3) I puffi possono infine usare la lingua puffa all'interno di frasi fatte o di modi di dire. Ma qui bisogna essere sicuri che chi ascolta o legge queste frasi conosca le espressioni di partenza. Per esempio: per un italiano è facilissimo capire il senso di l'abito non fa il puffo o chi puffa non piglia pesci (l'abito non fa il monaco e chi dorme non piglia pesci). Ma questo per uno straniero può essere molto più complicato.

Dette tutte queste cose è chiaro che la lingua puffa può essere un ottimo spunto per esercitare il nostro lessico italiano provando a trovare le parole giuste al posto di quelle in puffese. Vi invitiamo quindi a puffare le immagini negli esercizi e a modificare le puffe in puffese puffandole con puffe in italiano.

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