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Gli articoli: note sull'origine

Un po' di filologia

13 settembre 2024

da b1 a c2

Roberto Tartaglione

No

I materiali di Matdid sono scaricabili liberamente come supporto per lezioni di italiano. Ne è vietata la pubblicazione su carta o in formato digitale salvo autorizzazione.

Dobbiamo dirlo: senza articolo una lingua sopravvive benissimo. Tante lingue moderne come il russo o il turco infatti non ce l'hanno. Lo stesso latino, la lingua da cui l'italiano è derivato, non aveva articoli nel suo sistema grammaticale.

Come mai allora in italiano abbiamo sentito la necessità di "inventare" questa parte del discorso?

Probabilmente il motivo è lo stesso per cui in italiano abbiamo sentito il bisogno di aumentare rispetto al latino l'uso delle preposizioni, di rendere la costruzione della frase un po' più rigida e di arricchire anche l'uso dei pronomi e dei dimostrativi. Esigenza di chiarezza. Il latino aveva un sistema grammaticale con i casi (nominativo, genitivo, dativo ecc.) e questo permetteva di capire immediatamente il ruolo di una parola all'interno della frase. Con la perdita dei casi il rischio di "confusione" nella comunicazione diventava più alto e si è sentito il bisogno di utilizzare elementi che precisassero, chiarissero, rendessero evidente quel ruolo. Così aumenta l'uso del dimostrativo ILLUM/ILLA (quello/quella) messo davanti a un nome, quasi per indicarlo con un dito: ILLAM ROSAM, quella rosa, proprio quella di cui stiamo parlando, quella che conosci. ILLUM STUDIUM, quello studio, lo studio che conosci, di cui abbiamo parlato già.

Da ILLUM/ILLAM si arriva ai due articoli italiani LO/LA (lo studio, la rosa), gli unici articoli dell'italiano più antico. Progressivamente LO, se seguito da parola in consonante semplice, comincia ad appoggiarsi alla vocale precedente: dammi lo pane > dammi'l pane> dammi il pane; bevi lo vino > bevi'l vino > bevi il vino. Questo non succede se la parola comincia con consonante complicata (una consonante seguita da un'altra consonante diversa da L o R): l'articolo IL in queste situazioni creerebbe una sequenza di tre consonanti forti (*iL STudente) difficilmente pronunciabili in italiano. Così in questi casi resta il vecchio articolo LO.

Interessante notare che in sardo l'articolo si forma con la stessa logica, ma invece di riferirsi al dimostrativo ILLUM/ILLAM (quello/quella) nasce dalla forma IPSUM/IPSAM (proprio lui/lei, lui stesso/lei stessa): in sardo abbiamo quindi su omino (l'uomo) o sa mesa (la tavola).

A questo punto però, nell'italiano nascente, i dimostrativi, ormai diventati articoli, sono molto indeboliti. Per mantenere la sua funzione di dimostrativo ILLUM si rafforza con ECCUM: ECCUM ILLUM > quello; ECCUM serve a rafforzare anche IPSUM: ECCUM IPSUM > codesto; e rafforza anche ISTUM: ECCUM ISTUM > questo.

Nella lingua, come nella natura, nulla si crea e nulla si distrugge.

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