Il trapassato prossimo
Prima di prima
16 novembre 2023
da a2 a b2

Roberto Tartaglione
No
FORME Il trapassato prossimo si forma con l'ausilare essere o avere coniugato all'imperfetto + il participio passato del verbo:

USI
Immaginiamo che oggi siamo nel mese di novembre (o più precisamente che siano le 8 di mattina del 16 novebre). Tutti gli eventi accaduti prima di questa data li narriamo usando un tempo passato (passato prossimo, passato remoto, imperfetto e anche presente storico):
Stamattina mi sono svegliato alle sei
Qualche giorno fa sono andato al Milano
Napoleone nacque ad Ajaccio
Da giovane viaggiavo molto
Giulio Cesare combatte contro i Galli
Gli eventi accaduti dopo questa data li narriamo invece con un futuro (o più frequentemente con un presente che ha valore di futuro):
Fra cinque minuti comincia / comincerà la lezione
Prima o poi devo / dovrò cambiare casa
Il prossimo anno mi sposo / mi sposerò

Tutto questo vale se gli eventi, i fatti che si narrano sono visti dal presente di chi parla (per questo precisavamo così meticolosamente le ore otto del 16 novembre).
Tuttavia in un discorso, in una narrazione, possiamo anche esprimere azioni che sono anteriori a quelle espresse al passato. Per esempio possiamo dire che:
Lo scorso ottobre sono andato in vacanza perché per tutta l'estate precedente avevo lavorato
Ha ricevuto molte critiche per quel libro che aveva pubblicato
Siccome aveva finito di studiare ha pensato di andare al cinema
In queste tre frasi i verbi in neretto esprimono azioni avvenute prima di altre (espresse al passato e scritte in corsivo): avevo lavorato indica un tempo precedente a sono andato; aveva pubblicato indica un tempo precedente a ha ricevuto; aveva finito indica un tempo precedente a ha pensato.
Insomma: il trapassato prossimo esprime un'azione avvenuta in un passato precedente a un altro passato già espresso, da esprimere o comunque sottinteso.
Qualche altro esempio di trapassato prossimo che esprime "anteriorità":
Con gli avverbi ancora e già:
Ieri mattina alle otto non ero ancora uscito di casa
Nel 330 a.C. Alessandro Magno era già morto da qualche anno
Con dopo che:
Dopo che gli altri avevano finito di mangiare ho offerto a tutti gli amici un amaro
Dopo che i genitori lo avevano rimproverato Luca si è chiuso in camera sua
ATTENZIONE: quando il soggetto della frase principale e di quella introdotta dal dopo che è lo stesso si preferisce usare la forma dopo + infinito
Dopo aver finito l'università ha subito trovato lavoro
Dopo aver letto quel libro ho cambiato opinione su molte cose
Nella sequenza temporale trapassato prossimo (spesso abbinato all'avverbio "appena", "già" o ancora") + frase temporale introdotta da quando o quand'ecco che:
Eravamo appena usciti di casa quando squilla il telefonino
Non avevo ancora finito di parlare con lui quand'ecco che arriva sua moglie
Specialmente in frasi negative per esprimere qualcosa che accade per la prima volta
Non avevo mai mangiato questa specialità siciliana (prima di ora)
Non ero mai stato così felice
Nel discorso indiretto al passato (quello che nel discorso diretto è passato prossimo nell'indiretto diventa trapassato)
"Sono andato al museo" Ha detto che era andato al museo
"Abbiamo guardato la televisone" Ha detto che avevaano guardato la televisione
Come formula attenuativa (specialmente col verbo "venire) in frasi come
ero venuto per farle una domanda
ero venuto per fare due chiacchiere
Come sostituto del congiuntivo trapassato nelle ipotetiche in un registro linguistico informale:
se me l'avevi detto prima mi risparmiavo di partire!
IN GENERALE
Il trapassato prossimo, per la sua caratteristica di "anticipare" un passato prossimo, di costituire l'antefatto di un'azione passata, non si usa, di solito in frasi dove sia assente un verbo al passato. In pratica: posso certamente dire ero uscito e poi ho incontrato Paolo. Ma la frase autonoma "ero uscito." è assai più improbabile (a meno che il seguito non sia sottinteso).
Tuttavia sono pure numerosi i casi in cui il trapassato prossimo si usa in frasi principali in cui sembra mancare il passato, per esempio:
io te l'avevo detto! (tipico rimprovero fatto a chi non ci ha dato ascolto. Il senso è : io ti avevo detto di non fare questa cosa che poi tu hai fatto. Insomma, sotto sotto il passato c'è)
Frequentissimo è poi anche l'uso del trapassato prossimo all'interno di narrazioni in cui sembra (sembra, ma non è così!) sostituire il passato remoto o il passato prossimo.
Una favola come quella di Cappuccetto Rosso per esempio viene di solito raccontata al passato remoto:
C'era una volta una bambina di nome Cappuccetto Rosso. Un giorno la bambina uscì dalla sua casetta nel bosco per portare da mangiare alla nonna malata. Lungo il percorso però incontrò il lupo cattivo che le chiese informazioni su dove stesse andando. In questo modo il lupo arrivò prima di Cappuccetto Rosso a casa della nonna, la mangiò e si mise nel letto al posto suo...
Questa stessa storia possiamo anche raccontarla così:
C'era una volta una bambina di nome Cappuccetto Rosso. Un giorno la bambina era uscita dalla sua casetta nel bosco per portare da mangiare alla nonna malata. Lungo il percorso però aveva incontrato il lupo cattivo che le aveva chiesto informazioni su dove stesse andando. In questo modo il lupo era arrivato prima di Cappuccetto Rosso a casa della nonna, la aveva mangiata e si era messo nel letto al posto suo...
Nella seconda versione della storia sembra che usiamo il trapassato prossimo "in sostituzione" del passato remoto. Ma in realtà non è così: nella seconda storia infatti abbiamo cambiato lo stile della narrazione e l'intenzione comunicativa. Quando narriamo la favola al passato remoto, infatti, raccontiamo gli episodi avvenuti uno dietro l'altro. Con il trapassato prossimo invece creiamo suspense: in ogni frase è come se dicessimo "attenzione! Il bello viene dopo, questa è solo una premessa!". Chiaro che un bambino che ascolta la favola starà lì a bocca aperta aspettando la notizia centrale (il passato prossimo o remoto, quindi) o la conclusione della storia. E il passato remoto sottinteso può essere destinato alla fase finale del racconto o addirittura al classico "e vissero tutti felici e contenti" che conclude tutte le favole di questo tipo. Ma se il racconto è fatto bene ci auguriamo che il bambino a cui narriamo la storiella nel frattempo si sia addormentato.
