Il graffito del Palatino
Una satira religiosa di molti secoli fa
Sì
(aggiornato settembre 2023)
Del "politicamente corretto" abbiamo spesso parlato in MatDid. E anche di satira e censura. Ma con la religione il discorso è ancora più serio.
Si può scherzare sulla religione? Si può prendere in giro la sensibilità religiosa dei fedeli? E se no, perché no? Scherza con i fanti ma lascia stare i Santi, dice un vecchio proverbio italiano...
Negli ultimi anni il problema si è presentato spesso sia in rapporto alla religione islamica (con conseguenze a volte violentissime) sia in rapporto a quella cristiana.
Noi non vogliamo prendere posizione oggi su questo argomento. Preferiamo osservare soltanto che la satira (o "sfottò", o irriverenza o presa in giro) sulla religione non è cosa nata nei giorni nostri.
Nell'Antiquarium Palatino (o Museo Palatino) c'è un graffito con una rappresentazione blasfema di Cristo crocifisso.
Il graffito viene dal Paedagogium, la scuola degli schiavi, dove si educavano gli schiavi destinati a servire l'imperatore. Questa costruzione, in rovina, si trova sulle pendici del colle Palatino, vicinissima al Circo Massimo. Era una specie di dépendance del palazzo imperiale.
Il graffito è datato tra la fine del II e gli inizi del III secolo d.C.: raffigura un uomo crocifisso, con la testa di animale (sembra la testa di un asino) e una persona in adorazione davanti a lui.
L'iscrizione greca dice: ALEXAMENOS SEBETE THEON, cioè Alexamenos adora dio. Questa immagine è forse una caricatura di Gesù Cristo e probabilmente è stata fatta da uno schiavo per prendere in giro (o sfottere) un suo "collega" convertito al cristianesimo.
Perché Cristo ha la testa di un asino? A quell'epoca circolava la leggenda che il dio degli ebrei aveva una testa d'asino e siccome i romani non capivano ancora bene la differenza tra ebrei e cristiani, la confusione è comprensibile. Del resto, uno scrittore del II secolo, Tertulliano di Cartagine, racconta che nella sua città circolava una tavoletta con la rappresentazione caricaturale del "Dio dei cristiani, figlio di un asino (onokoetis)": una figura maschile avvolta nella toga, con orecchie e zoccoli d'asino e un libro in mano.
Come si vede, l'irriverenza verso la religione è cosa molto antica...
Il poeta Giovanni Pascoli nel 1903 scrive un poema in latino intitolato Paedagogium (189 versi). Forse aveva visto il graffito originale quando era venuto a Roma nel 1895-1896 o, più probabilmente, aveva letto la relazione del suo scopritore, padre Raffaele Garrucci, che era accompagnata dal disegno del graffito.
Per saperne di più
• C. CARLETTI, Alessameno e Zvanì: il graffito blasfemo del Palatino, «Vetera Christianorum», 55 (2018), pp. 32-38 e in Studi in memoria di Giuseppe Roma, a cura di A. Coscarella, Arcavacata di Rende (CS) 2019, pp. 30-36
• J.J. OSORIO ARANGO, Cristo desnudo en la cruz: el problemático comienzo de dicha representación, «Análisis», 48/88 (2016), pp. 163–212 (con ampia bibliografia)
• P.KEEGAN, Reading the 'Pages" of the Domus Caesaris: Pueri Delicati, Slave Education, and the Graffiti of the Palatine Paedagogium, in The Sixth E. T. Salmon Conference in Roman Studies: Roman Slavery and Roman Material Culture (September 28-29, 2007), 2013, pp. 1-33
• E. TINELLI, Sui Poemata Christiana di Giovanni Pascoli, «Nuova ricerca», XX, 20 (2011), pp. 309-322
• Graffiti del Palatino. Il Paedagogium, a cura di H. Solin e M. Itkonen-Kaila, Helsinki, 1966, n. 246
• J.R. GARRUCCI, Il crocifisso graffito nella casa dei Cesari, Roma 1857