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Bacco, tabacco e Venere

Il vino, bevanda millenaria

16 maggio 2010

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Giulia Grassi

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(aggiornato ottobre 2023)


Il vino accompagna l'umanità fin dalle origini: nella Bibbia (Genesi, 9, 20-29) se ne attribuisce l'invenzione a Noè, mentre i Greci la consideravano un dono del dio Dioniso (bevanda di Dioniso).

Per i Romani era uno dei piaceri della vita: balnea vina Venus corrumpunt corpora nostra, sed vitam faciunt (cioè 'bagni, vino e sesso corrompono i nostri corpi, ma sono la vita') è il corrispettivo del nostrano proverbio Bacco, tabacco e Venere riducono l'uomo in cenere, con il tabacco al posto dei più salutari bagni alle terme (balnea).

Le più antiche testimonianze archeologiche della produzione del vino provengono dall'Iran, dal sito neolitico di Hajji Firuz Tepe nei Monti Zagros settentrionali, e risalgono al VI millennio a.C. Ma nessuna lezione sul vino, qui in MatDid, solo alcune storielle legate a questa inebriante bevanda (e ai suoi compari, il sesso e il gioco, meglio se d'azzardo).

Nell'antica Mesopotamia la bevanda nazionale era la birra mentre il vino, importato, era una merce rara e piuttosto costosa. Eppure gli Assiri lo amavano molto e, almeno stando alle fonti, si ubriacavano spesso, e combinavano un sacco di guai.


Stele di Sam-al (Zincirli) con la storia della vittoria di Asarhaddon re di Assiria sull'Egitto (671a.C.), 1000-600 a.C. (Berlin, Vorderasiatisches Museum).

Durante una festa organizzata dal re Sennacherib (704-681 a.C.) "i militari che sono arrivati e hanno qui preso dimora vanno scorrazzando a dorso di cavallo nel centro della città di Nimrud, come alcolizzati abituali" mentre in un rapporto inviato a Ninive (intorno al 650 a.C.) si denuncia il comportamento riprovevole, e pericoloso, di tre ufficiali che "quando hanno bevuto non c'è nessuno che sia in grado di far loro spostare i pugnali di ferro che agitano di fronte a chiunque si ponga loro dinnanzi".

Ma il vino non era solo abuso e violenza. Così si presenta in un inno Ištar, dea della guerra ma anche della fertilità e dell'amore (875 a.C.):

"Quando sono seduta sulla soglia di una taverna, Io Ištar, la dea, Sono prostituta, madre, sposa e divinità. Sono ciò che si chiama Vita...".

Il vino scorreva abbondantemente durante il simposio, il banchetto dell'antica Grecia rigorosamente per soli uomini. È vero che durante il simposio si facevano conversazioni dotte e argute e si ascoltavano musica e composizioni poetiche; ma la compagnia di graziosi giovanotti e di spregiudicate etere (prostitute 'd'alto bordo', le uniche donne ammesse al banchetto) unita all'abuso di vino aiutavano a concludere il tutto con una affollata e sfrenata orgia.


Una scena di simposio su un vaso attico a figure nere (VI secolo a.C.)

L'abbinamento vino-sesso era ben presente anche ai Romani. Ovidio (Ars amatoria) scrive che il banchetto facilita gli incontri amorosi (est aliquid praeter vina quod inde petas cioè 'e qualcos'altro ci potrai trovare, oltre al buon vino') e che il vino è un alleato formidabile dell'erotismo (vina parant animos faciuntque caloribus aptos; cura fugit molto diluiturque mero cioè 'il vino dispone gli animi all'amore e li rende adatti alla passione: sfumano i pensieri, nel molto vino ogni affanno si stempera').

Ed è anche di conforto nei tormenti d'amore (remedium amoris, lo definiscono i poeti Tibullo e Properzio).

Oltre che del sesso, il vino è sempre stato considerato compagno del gioco: anche nel religioso Medioevo. Ce lo dicono poesie e canzoni, in particolare dal Duecento. Come il sonetto dell'irriverente Cecco Angiolieri (ca 1260-1312):

Tre cose solamente mi so’ in grado le quali posso non ben ben fornire: ciò è la donna, la taverna e ‘l dado; queste mi fanno ‘l cuor lieto sentire.

Vino bianco, dal Taccuino Sanitatis, Manoscritto Casanatense 4182 (XIV secolo). Wikipedia, pubblico dominio

Sesso, vino (taverna) e gioco d'azzardo (dadi) ritornano anche nei versi del celebre In taberna quando sumus, uno dei più divertenti esempi di poesia e di canzone goliardica:


Quidam ludunt, quidam bibunt, quidam indiscrete vivunt (c'è chi gioca, c'è chi beve, c'è ci si comporta indecentemente)


Non si tratta solo di vizio. Secondo alcuni storici l'aumento del consumo di vino alla fine del Medioevo sarebbe uno degli indicatori dell'ascesa sociale della borghesia mercantile e artigiana.

L'età moderna per il consumo di vino inizia nel Rinascimento. Risale al XVI secolo quello che si può considerare il primo trattato di enologia, il Della natura dei vini e dei Viaggi di Paolo III, descritti da Sante Lancerio, suo bottigliere. Il Lancerio, storico e bottigliere del papa Paolo III Farnese (1534-1549), analizza circa 50 qualità di vino, descrivendone le caratteristiche e anche gli abbinamenti con il cibo.


PAOLO VERONESE, Le nozze di Cana, 1562-63 (particolare). Wikipedia, pubblico dominio

Quant'è bella giovinezza,

che si fugge tuttavia!

Chi vuol esser lieto, sia:

di doman non c'è certezza. (da la Canzona di Bacco di Lorenzo de' Medici)


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